La storia di Creso ed i suoi insegnamenti... Riflessione e focus sulle commodities

 | 29.05.2020 11:22

La storia del sovrano della Lidia, antica regione dell’Anatolia occidentale, è condita di insegnamenti e riferimenti che stimolano la riflessione rispetto a determinati accadimenti proiettati sulla nostra realtà contemporanea. Nell’effettuare i miei continui studi ed approfondimenti, in relazione alle materie prime che costantemente analizzo, cercando di carpire e focalizzare l’attenzione anche sugli aspetti storici che caratterizzano le stesse, spesso mi imbatto in aneddoti, studi e racconti tramandati negli anni, che colpiscono inesorabilmente la mia attenzione, alimentandone la curiosità. Fatta questa premessa e mettendo da parte lunghe divagazioni, intese come andare al di là della pura analisi tecnica, è fuor di dubbio che la storia di Creso Re della Lidia, da cui deriva l’espressione “ricco come un Creso” torna, per certi aspetti, prepotentemente nei nostri giorni. Non solo dal punto di vista geopolitico...

Per farla breve, il mio invito è quello di non essere avidi… il rischio per noi operatori è di mandare alla deriva tutte le analisi, il giusto approccio imprenditoriale, le esperienze acquisite, le ottime politiche di money management, le innumerevoli pagine di fantastici libri di analisi tecnica letti ecc ecc… utili a rendere tale professione il lavoro più bello al mondo… Larry Williams ha sempre affermato che “avere successo in questo lavoro non significa centrare uno o due trade vincenti. Non si fa carriera con qualche colpo di fortuna. Le fondamenta del successo stanno nel riuscire a fare la cosa giusta il più spesso possibile, senza partire per la tangente, senza lasciarsi abbattere dai trade di perdita e senza esaltarsi troppo dopo due trade vincenti consecutivi. Sono molto più interessato a ciò che può rendere questa arte una professione anziché agli ultimi due trade. Chiunque può piantare un paio di chiodi in un muro, ma questo non significa sapere costruire una casa. Per fare ciò bisogna non soltanto essere capaci: occorrono un progetto, la volontà di completare quel progetto e la capacità di presentarsi sul posto di lavoro ogni giorno e in qualunque circostanza”.

E’ fondamentale, inoltre, e questo non mi stancherò mai di scriverlo, implementare l’attenzione sulle notizie che arrivano da più fronti. Continuano a destare preoccupazione le tensioni tra Cina e Stati Uniti con il Paese a stelle e strisce determinato ormai ad abbandonare quel percorso avviato negli anni settanta da Kissinger focalizzato nel dare man forte al dragone facendo rompere le catene che lo hanno costantemente e storicamente legato alla rivoluzione culturale, coltivando la nuova strada, sicuramente irta di ostacoli, verso quelle prime riforme avviate da Deng Xiaoping, seppur ingabbiate per certi aspetti ad alcuni elementi del passato. Aspetto che ho in diverse occasioni evidenziato, analizzando il contesto cinese e le condizioni politiche economiche e sociali determinate dalla nuova era di Xi Jimping. Il rischio oggigiorno è di impantanarsi in una sorta di nuova guerra fredda tra le due potenze, basti pensare alle tensioni generate in occasione della lotta che si è avviata con i dazi ma soprattutto, argomento di queste ore, il caso Hong Kong. Tali aspetti sono senza timore di smentita da monitorare, al netto dell’abilità, della esperienza e della professionalità nel riuscire ad intercettare i timing giusti di ingresso sui grafici, poiché influiscono a volte anche in maniera determinante sulle materie prime.

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Passando alle commodities, in più occasioni ho evidenziato come nel corso degli ultimi anni differenti banche centrali, anche del Vecchio Continente, hanno provveduto, alcune con grande tempestività, al rimpatrio di buona parte delle proprie riserve auree detenute fisicamente nei cavea di banche estere. La Polonia ha fatto rientrare quasi 100 tonnellate d’oro dalla Banca centrale d’Inghilterra. Emblematica la foto In realtà questi “strani” ma, decisamente strategici, movimenti sono iniziati a verificarsi in diversi periodi, tant’è che la Banca centrale d’Olanda, così come quella tedesca, hanno aperto le danze ben prima della Polonia. La Germania, ad esempio, ha fatto rimpatriare ben 300 tonnellate da New York ed altre 300 dal resto dell’Europa.

La Germania, ad esempio, ha fatto rimpatriare ben 300 tonnellate da New York ed altre 300 dal resto dell’Europa. E pensare che in diverse occasioni si è immaginato di vendere oro. Tema dibattuto ormai ciclicamente, soprattutto in Italia, quando ad esempio Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio avevano prospettato di utilizzare le riserve auree per favorire la crescita delle economie del Vecchio Continente attraverso la costituzione di un fondo europeo con l’oro del sistema delle banche centrali.E pensare che in diverse occasioni si è immaginato di vendere oro. Tema dibattuto spesso soprattutto in Italia, quando ad esempio Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio avevano prospettato di utilizzare le riserve auree per favorire la crescita delle economie del Vecchio Continente attraverso la costituzione di un fondo europeo con l’oro del sistema delle banche centrali.

Aspetti che fanno riflettere in aggiunta al fatto che alcuni Paesi, vedi la Cina che in un solo anno ha aumentato le riserve auree con altre 106 tonnellate di lingotti. La Magyar Nemzeti Banx dell’Ungheria, tanto per continuare nella concretezza degli esempi, ha acquistato nel mese di ottobre 2018 ben 28,4 tonnellate d’oro. L’elenco potrebbe continuare. Per concludere, emblematica la dichiarazione del governatore della banca centrale polacca Adam Glapinski, rilasciata nel novembre 2019, corredata da una foto con un lingotto d'oro tra le mani.

Una notizia che ha posto l’accento sulle relazioni geopolitiche è giunta da oltreoceano. La difficoltà per il Venezuela a rimpatriare parte dei lingotti d’oro custoditi nelle riserve londinesi e addirittura, almeno così sembra, è stata interpellata anche la Corte di Londra al fine di risolvere la questione. L’obiettivo del Venezuela è quello di far fronte alle spese riguardanti la lotta alla pandemia. Parliamo di circa 1,5 miliardi di dollari d’oro. La Gran Bretagna ha mostrato ostruzionismo poiché sostanzialmente non riconosce Maduro come legittimo Presidente del suddetto Paese. Passando alla situazione grafica, non trascuriamo l’aspetto concernente un eccesso di offerta causata anche dai timori degli ultimi mesi e da condizioni che si sono manifestate a causa della pandemia, vedi ad esempio cosa è accaduto alle principali aziende che si trovano in Svizzera, ed in particolare quelle ubicate nel Canton Ticino, che hanno dovuto chiudere momentaneamente per via dei provvedimenti anti contagio al fine di tutelare i lavoratori delle suddette aziende. Tuttavia oggi la ripresa delle attività del settore è forte, decisa ed all’insegna del repentino recupero delle consegne da effettuare.

Sul Gold siamo in una sorta di trading range ma con una propensione al rialzo. Siamo passati da una figura tecnica che si è ben delineata la scorsa settimana attraverso quel triangolo con vertice in area 1704 dollari ad un box, un rettangolo con dei livelli precisi. Deve essere monitorato il supporto in area 1675 dollari l’oncia così come i 1650 dollari, punti fondamentali che se ritestati possono dare il via ad ulteriori acquisti, anche per coloro i quali sono momentaneamente usciti dalle posizioni. Rilevante naturalmente anche la resistenza già individuata in più occasioni a 1770-1775 dollari, area storica testata nel 2012 nei mesi di settembre ed ottobre. Molti operatori attendono il raggiungimento del target anch’esso storico quando le lunghe ombre delle candele mensili di agosto e settembre 2011 si agganciarono al prezzo record dei 1900 dollari l’oncia. Attenzione alle notizie che arrivano dagli Stati Uniti e dalle tensioni con la Cina... In attesa delle dichiarazioni di Donald Trump...