Le Borse europee chiudono l’ottava con forti ribassi.

 | 23.08.2015 10:58

Quadro macro economico

Le Borse europee chiudono l’ottava con forti ribassi, condizionate dal “ciclone” Cina. A Londra, l’indice Ftse 100 arretra del 2,83%, a Parigi l’indice Cac40 dei principali titoli ha chiuso a -3,19%. Pesanti perdite anche a Francoforte con il Dax che ferma le lancette a -2,95% ed a Madrid dove l’Ibex perde il 2,98%.

Piazza Affari prosegue la correzione con l’indice Ftse Mib che ha chiuso con un tonfo del 2,82% a 21.746 punti. La soglia dei 22.000 punti non veniva violata al ribasso da inizio luglio. Vendite diffuse sui titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto il 4,65%, Popolare di Milano il 4,55%, Intesa SanPaolo il 3,59%, Unicredit (MILAN:CRDI) il 3,49%. Con il petrolio che si conferma sotto quota 41 dollari al barile, i minimi dal febbraio 2009, hanno sbandato sul listino milanese Eni (-2,72%) e Tenaris (-2,38%). In controtendenza invece Saipem (+0,54%) che ha interrotto una striscia negativa di sette sedute consecutive. Il titolo, che viaggia comunque sui minimi del 2015, ha beneficiato dell’incontro avvenuto ieri a Mosca tra il Ceo di Gazprom, Alexey Miller, e l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, i quali avrebbero parlato di possibili collaborazioni tra Saipem e il colosso russo sul mercato del gas in Europa. Luxottica (-2,68%) ha pagato la bocciatura a sell da neutral arrivata questa mattina dagli analisti di Goldman Sachs. L’analisi del broker Usa si è basata sulla pressione esercitata sul mercato del comparto e-commerce. Male CNH Industrial (-4,46%) in scia ai conti pubblicati dalla rivale statunitense Deere che nel terzo trimestre fiscale ha visto gli utili scendere a 511,6 milioni di dollari dagli 850,7 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi hanno mostrato una contrazione del 20% a 7,59 miliardi di dollari. Ancora in rosso Buzzi Unicem (-3,77%) su cui continuano a pesare le preoccupazioni sull’economia russa, fortemente penalizzata dalla continua discesa del petrolio. Nel secondo trimestre il Pil di Mosca ha infatti mostrato una contrazione del 4,6 per cento. Da ricordare che Buzzi Unicem genera in Russia circa il 15% del suo Ebitda e l’8% dei ricavi.

Stessa sorte è toccata anche ai principali indici azionari statunitensi. Il Dow Jones ha perso il 3,1%, l'S&P 500 il 3,2% e il Nasdaq Composite il 3,5%. Durante l'intera settimana il Dow Jones ha perso il 5,8%, l'S&P 500 il 5,8% e il Nasdaq Composite il 6,8%. Per i tre indici si è trattato del più forte ribasso settimanale da quattro anni.

Sul fronte macro economico, l’ultima seduta della settimana ha fatto registrare la nuova pubblicazione del sondaggio dell’istituto Gfk relativo alla fiducia dei consumatori tedeschi per il mese di agosto, il quale ha rilevato un calo, rispetto a luglio, da 10,1 a 9,9 punti. Gli economisti avevano previsto un indice invariato a 10,1 punti. Il sottoindice relativo alle aspettative per la congiuntura è sceso da 18,4 a 16,6 punti, quello relativo alla tendenza agli acquisti da 55,4 a 52 punti e quello relativo alle aspettative per il reddito da 58,6 a 53,5 punti. Mentre per quanto riguarda l’Eurozona, l’indice Pmi composite, redatto da Markit Economics, è salito ad agosto, rispetto a luglio, da 53,9 a 54,1 punti. Gli economisti avevano previsto un aumento a 54,2 punti. Ricordiamo che un valore superiore a 50 punti segnala una crescita dell'intera attività nella zona euro mentre un valore inferiore indica una contrazione. L'indice relativo al settore manifatturiero è rimasto invariato a 52,4 punti. Gli esperti avevano previsto un aumento a 52,6 punti. L'indice relativo al settore dei servizi è salito da 54 a 54,3 punti. Il dato è conforme alle stime del consensus. Nella stessa seduta, sempre Markit Economics ha pubblicato anche l’indice Pmi manifatturiero per gli Stati Uniti, il dato ha subito nel mese di agosto una flessione, rispetto a luglio, da 53,8 a 52,9 punti. Si tratta del più basso livello dall'ottobre del 2013. Gli economisti avevano atteso un calo a 53,5 punti. Ricordiamo che un valore superiore a 50 punti segnala una crescita dell'attività manifatturiera mentre un valore inferiore indica una contrazione. Il sottoindice relativo all'occupazione è sceso da 53,8 a 52,2 punti, ovvero ai minimi dal luglio del 2014. Anche i sottoindici relativi alla produzione e ai nuovi ordini hanno registrato questo mese un calo, sono rimasti tuttavia al di sopra della soglia dei 50 punti.

Per quanto riguarda l’intera settimana post – ferragostana, abbiamo assistito a delle giornate molto nervose, con gran parte delle Borse internazionali che hanno chiuso buona parte delle cinque sedute in territorio negativo. Il periodo si sell – off che si è abbattuto come uno tsunami su tutti i mercati, è da attribuire principalmente al rallentamento dell’economia cinese. L’indice Pmi manifatturiero cinese, è scivolato ai minimi da oltre sei anni; la prima lettura di agosto del dato di Pechino si è attestato a 47,1 punti, in calo dai 47,8 punti di luglio e inferiore alle attese degli analisti che indicavano 48,2 punti. Per il sesto mese consecutivo la manifattura si attesta così sotto quota 50 punti, soglia che separa la crescita dalla contrazione economica. Il dato negativo ha avuto un riflesso immediato prima sulla piazze asiatiche (Shanghai -4,27% e Tokyo -3%), poi sulle Borse europee e infine anche a Wall Street dove il Dow Jones, che ieri ha registrato la peggiore performance del 2015, viaggia ai minimi da ottobre 2014. Il nervosismo su tutte le borse mondiali è stato alimentato anche dalla Grecia dove il premier Alexis Tsipras si è dimesso e ha deciso di richiamare i cittadini ellenici alle urne per il 20 settembre. Tsipras, vuole che i greci giudichino ciò che ha fatto finora (soprattutto per quanto riguarda l’accordo sul salvataggio). I problemi per il premier ellenico sono iniziati subito dopo l’approvazione del terzo piano di salvataggio da 86 miliardi di euro, a causa delle forti divergenze all’interno del partito Syriza, che detiene 149 seggi su 300. Troppi i dissidenti all’interno del partito e troppo il rischio di non superare un voto di fiducia. La Grecia entra così, nel breve termine, in una nuova fase d’incertezza politica. La mossa dell’ex premier greco può essere considerata strategica, in quanto avviene sulla scia della sua ancora vasta popolarità, stimata al 60% del consenso dai recenti sondaggi. L’obiettivo è cercare di scongiurare l’organizzazione delle opposizioni che non costituiscono, per adesso, un pericolo ed evitare che l’ala dissidente interna al partito abbia tempo di distaccarsi e consolidarsi. Infine, a complicare la situazione, già abbastanza compromessa, si inserisce anche la preoccupante situazione negli Stati Uniti; purtroppo gli ultimi dati macro economici abbastanza contrastanti molto probabilmente non contribuiranno a sostenere un rialzo dei tassi di interesse a settembre. In scia di tutte queste turbolenze, gli investitori si stanno orientando verso l’oro che venerdì mattina ha toccato un massimo a 1,168 dollari l’oncia, il livello più alto da inizio luglio.

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Quadro tecnico mercato valutario

Gli asset considerati beni rifugio, come il franco svizzero e l’oro, sono di nuovo sotto i riflettori e questa settimana hanno avuto un andamento positivo. Dall’inizio della settimana, il franco svizzero ha guadagnato contro tutte le valute G10, nello stesso periodo l’oro è salito del 3,50% in scia alle incertezze crescenti sulla crescita globale.

Eur/Usd

Continua il momentum rialzista della coppia euro contro dollaro americano. Dopo la scorsa settimana longhista, anche l’ottava appena trascorsa ha visto all’opera un’ulteriore slancio rialzista che ha spinto la coppia da 1,1016 (minimo settimanale) fino a ad un massimo a 1,1388 coincidente tra l’altro con la chiusura della settimana. Nel corso dell’ultimo mese, ovvero se analizziamo con attenzione le ultime tre candele settimanali, la major sta segnando massimi più elevati; inoltre l’informazione fornita dall’ultima candela con la chiusura uguale al massimo settimanale, dovremmo avere anche per la prossima ottava un’ulteriore spinta rialzista, ma invece, molto probabilmente sono del parere che potremmo assistere ad un movimento di storno, in quanto nell’area in cui si sono fermate le contrattazioni abbiamo: una resistenza statica settimanale a 1,1463; un altro livello giornaliero a 1,1409; ed il limite superiore della bande di Bollinger che stazionano in prossimità della stessa area, per finire se allarghiamo l’orizzonte temporale sempre sul grafico settimanale, notiamo che quest’anno su tale area, la major è stata respinta verso il basso più di una volta. Sul daily chart evidenziamo la stessa situazione simile al settimanale, con la differenza che si nota meglio la forte spinta rialzista che ha subito la major soprattutto nelle ultime tre sedute. Inoltre, notiamo come le tre fasi espansione-correzione-espansione, iniziate con lo swing low dell’8 agosto, sono state perfette, scenario che avalla ancora di più un possibile storno ribassista nelle prossime sedute, dopo l’ultima fase di espansione. Attendiamo dall’azione del prezzo una chiara e nitida indicazione ribassista daily.