Le sorti dell'EUR/USD

 | 06.05.2013 12:55

Sebbene oggi il cambio principe sia ritornato sugli stessi livelli di lunedì scorso, la settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da un'alta volatilità con una direzionalità piuttosto controversa.

Ci sono stati dei crolli, che a mio avviso sono stati causati più dalla positività dei release sul fronte americano che dalle decisioni della BCE.

In primis, il taglio dei tassi (già scontato?) è stato accolto con euforia; solo in seguito è avvenuto lo sfondone dato dalla presa di coscienza dei dati macro (bilancia commerciale e sussidi di disoccupazione USA).

A questo punto mi soffermerei a ragionare su quanto l'interpretazione dei dati macro sia variabile, sfaccettata e decisamente non ovvia.

Un taglio dei tassi svaluta e deprezza la valuta interessata, tuttavia viene effettuato per dare uno stimolo a un'economia in difficoltà. Se il primo è un segnale negativo, il secondo non lo è di certo.

Quindi che conclusione se ne può trarre? Diamo più peso al calo di attrattiva della moneta interessata in quanto meno remunerativa o ci mostriamo fiduciosi che un taglio dei tassi possa rilanciare l'economia quindi portare segnali positivi e di crescita?

L'interpretazione dei dati vede quasi sempre due risvolti e due facce. E non è detto che se lanciamo la moneta in verticale senza farla ruotare quest'ultima cada per forza sulla stessa faccia.

Venerdì, in seguito alla pubblicazione dei Non Farm Payrolls e del tasso di disoccupazione, la dinamica è stata altrettanto contraddittoria. In primis uno sfondone che è poi stato completamente riassorbito andando a svilire le speranze di chi desiderava vedere infranto il fatidico 1.3030/40.

Personalemente, dopo il taglio dei tassi e le ottime release USA avrei immaginato la moneta unica decisamente sotto l'1.30.

Dove trova l'euro la forza che sta dimostrando?

Proviamo a fare una considerazione e a invertire l'angolo di osservazione. Anche a fronte di un miglioramento nel campo occupazionale, l'economia statunitense sta attraversando un momento di difficoltà caratterizzato da un obeso piano di quantitative easing e fino a quando non si inizierà a parlare di una graduale uscita da quest'ultimo il dollaro non potrà che continuare a mostrare debolezza.

L'allentamento monetario americano forse è la causa che tiene l'euro aggrappato alla soglia dell'1.30, perchè dal mio punto di vista la situazione economica europea è talmente in cattivo stato da non giustificare l'attuale positività nei confronti della moneta unica e gli apparentemente immotivati acquisti di euro della settimana scorsa.

Tuttavia, sebbene non nell'immediato, ma piuttosto con un processo di lento logoramento, rimango convinto che l'euro arriverà ad approdare verso il fatidico 1.20.

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