Le valute legate alle materie prime sentono la tensione

 | 23.11.2015 11:17

Market Brief

Durante la seduta asiatica, le valute legate alle materie prime hanno subito un duro colpo, cancellando i guadagni precedenti. La divisa che ha fatto registrare l’andamento peggiore è il dollaro australiano, in calo dello 0,80% rispetto alla chiusura di venerdì, e intanto i prezzi del greggio continuano a scendere.

Nonostante l’apertura in rialzo, il greggio WTI (West Texas Intermediate) ha ceduto il 2,85%, scendendo a 40,73 dollari a Tokyo, senza tuttavia riuscire a bucare il forte supporto intorno a 39-40 dollari al barile.

Anche i metalli hanno subito forti pressioni a vendere, l’Oro ha ceduto lo 0,65%, l’Argento l’1,19% e il Platino lo 0,50%, mentre il Palladio è sceso sotto i 560 USD, in calo dell’1,10%.

L’AUD/USD ha trovato un forte supporto a 0,7150 e ora passa di mano in lieve rialzo, intorno a 0,7170, perché il dollaro USA sta perdendo slancio. L’indice del dollaro testa la resistenza chiave a 100 (soglia psicologica e massimo 13 aprile).

Riteniamo che stia per concludersi il rally del dollaro, gli operatori stanno, infatti, finendo di scontare il rialzo del tasso a dicembre per opera della Federal Reserve.

Le probabilità ricavate dal tasso sugli swap OIS sono salite al 64%, ciò significa che è possibile un decollo dei tassi prima di Natale.

Crediamo, tuttavia, che la decisione finale della Fed dipenderà comunque dai dati e che un rilevamento solido del deflatore del PCE, in uscita mercoledì, ancorerebbe un restringimento della politica monetaria nel 2015.

Sarebbe necessario anche un dato positivo sui redditi personali. Il mercato prevede che quest’ultimo a ottobre si attesterà allo 0,4% m/m (dato destagionalizzato), in rialzo rispetto allo 0,1% di settembre, mentre l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed dovrebbe salire all’1,4% a/a dall’1,3% a/a del mese precedente.

L’EUR/USD continua a scivolare verso il prossimo supporto a quota 1,0458 (minimo 16 marzo). Ciò nonostante, a quota 1,0521 si osserva un supporto più debole che verosimilmente rallenterà temporaneamente il calo dell’EUR. La moneta unica ha perso quasi l’8% da metà ottobre e si prepara a perdere un altro 1,50% nei prossimi giorni.

Sul fronte azionario, le borse regionali asiatiche sono contrastate, in Giappone i mercati sono rimasti chiusi per festività. Nella Cina continentale, gli indici hanno pareggiato le perdite, quelli compositi di Shanghai e Shenzhen sono in calo rispettivamente dello 0,56% e dello 0,76%.

Più a sud, l’ASX e l’NZD si sono mossi in territorio positivo nonostante il crollo dei prezzi delle materie prime. In Australia e Nuova Zelanda gli indici hanno guadagnato rispettivamente lo 0,39% e l’1,15%. In Europa, i future sugli indici azionari puntano a un’apertura in ribasso, dopo che gran parte dei listini ha recuperato quasi completamente la svalutazione di fine estate. Il FTSE 100 è calo dello 0,79%, il DAX dello 0,10%, il CAC 40 dello 0,17% e l’SMI dello 0,20%. Il più ampio EURO STOXX 600 ha ceduto lo 0,26%. Oggi gli operatori monitoreranno i PMI di Markit in Germania, Eurozona e USA; l’indice della Fed di Chicago sull’attività nazionale e le vendite di case esistenti negli USA; i depositi a vista della BNS in Svizzera.

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Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd

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