L'impazienza dell'azionario turco

 | 11.02.2019 16:54

Con gli eventi della scorsa estate il grande pubblico ha scoperto la stretta relazione esistente tra andamento del dollaro americano e vita economica, finanziaria e sociale della Turchia.

Il paese, contrariamente a quanto si possa credere, nella storia recente ha mantenuto un ottimale stato delle finanze pubbliche con disavanzo a prova di Maastricht (sotto il 2%) e debito pubblico metà di quello tedesco (circa 30%).

Paese con forte vocazione all'export ma anche grande divoratore di dollari per le pressanti esigenze di finanziamento a breve termine del disavanzo delle partite correnti. Inoltre presenta settori sterategici come energia, immobiliare e costruzioni molto indebitati in dollari.

Limitando le considerazioni ai riflessi sul mercato azionario, un dollaro forte se da un lato sostiene le attività di export, dall'altro produce inflazione, deteriora il profilo patrimoniale delle banche, mentre i crescenti costi del debito mettono sotto pressione i margini delle aziende. Il tutto non è una combinazione “a saldo zero” ma nettamente negativa come abbiamo imparato ad osservare in questi mesi in occasione dei ricorrenti indebolimenti della lira.

Fatta questa necessaria premessa di contesto, tutto ciò ben si coglie osservando il comportamento dell'indice BIST 100, il principale del paese, in relazione ai movimenti del dollaro americano: