L’inflazione sostiene i listini

 | 11.08.2022 09:17

Mercati che finalmente tirano un sospiro di sollievo sul tanto temuto tema inflazione. Questo è ciò che ci si evince dalle letture di luglio in Germania, Italia ma soprattutto negli Stati Uniti.

L'inflazione statunitense è scesa a luglio all'8,5% a/a, rispetto al 9,1% di giugno. Un valore ben al di sopra delle più rosee aspettative dei mercati. Il rallentamento non è stato solo una casualità generato dal calo del prezzo della benzina. Anche l'inflazione di fondo (Core Inflation) è infatti scesa, un segnale importante per il lavoro della Fed. I prezzi dei generi alimentari e della benzina fanno lievitare le bollette, ma i prezzi di beni e affitti sono più controllabili attraverso i rialzi dei tassi. Se a questo si aggiunge il forte rapporto sull'occupazione di luglio e le azioni del Congresso, sembra più probabile che la Fed possa rallentare la domanda senza far precipitare l'economia. Uno scenario di un soft landing diventa sempre più realizzabile.

Si suole dire che una rondine non fa primavera, infatti un solo numero non traccia una direzione, e la Fed potrebbe aver bisogno di vedere una serie di rapporti sull'inflazione più contenuta per sentirsi a suo agio con i tassi. Gioca quindi a favore della Federal Reserve la data per la prossima decisione di rialzo, programmata per settembre, la quale offrirà alla Banca Centrale nuovi dati di agosto sia sul mercato del lavoro che sul tema inflazione. Di fatto i mercati hanno risposto alla pubblicazione rivedendo le stime sui rialzi di settembre. Investitori che ora si aspettano un rialzo più contenuto di 50 pb, le cui probabilità sono passate dal 32% di martedì agli attuali 56.5%, rispetto alle precedenti maggiori attese di un rialzo di 75 pb.