L’oro e il venerdì nero del 1869

 | 06.04.2020 19:19

Durante la presidenza di Ulysses S. Grant, il cui obiettivo era quello di rimborsare il debito contratto nel corso della Guerra Civile che era garantito da ingenti quantità d’oro, la storia narra che James Fisk e Jay Gould riuscirono a monopolizzare il prezzo dell’oro, provocando il Venerdì Nero del 24 settembre 1869, grazie al rapporto con lo speculatore Abel Corbin, nonché marito di Virginia Grant, nientemeno che sorella del Presidente.

Fisk e Gould, conosciuti per essere due dei più grandi speculatori di Wall Street dell’epoca, volevano manipolare il Presidente Grant che aveva facoltà di ordinare al Tesoro la vendita di grandi quantità d’oro abbassandone il prezzo di mercato. Corbin reclutò Daniel Butterfield, che aveva già aiutato ad ottenere una carica al dipartimento del Tesoro, il quale accettò di fornirgli informazioni su quando il governo avrebbe venduto l’oro. Il piano funzionò tant’è che da agosto al 16 settembre 1869 avevano 10 milioni di dollari (2/3 del mercato totale) in oro e il prezzo di questo aumentò del 20% conseguentemente al blocco delle vendite deciso dalla presidenza su raccomandazione di Gould e Fisk. Successivamente il Presidente si insospettì e intimò a Corbin, attraverso una lettera scritta dalla moglie a Virginia Grant, di chiudere le posizioni il più velocemente possibile; ed è qui che cambiarono le carte in tavola: Corbin informò Gould degli ultimi sviluppi ma quest’ultimo non informò Fisk.

Il 23 settembre il Presidente Grant riferì al segretario al Tesoro Boutwell di vendere 4 milioni di dollari in oro, a questo punto Butterfield informò Gould che nuovamente non informò Fisk.

Venerdì 24 settembre Fisk stava ancora comprando oro che aprì a 145 $ in pre-market, 150 $ in seduta ufficiale con un massimo di 162,5 $; verso mezzogiorno si sparse la notizia che il Tesoro aveva venduto 4 milioni di dollari in oro e in soli 60 minuti il prezzo gonfiato passò da 162,5 a 133 (-18%). Ne seguì che il mercato azionario perse oltre il 20%, 50 uffici di brokeraggio fallirono, 150 ne risentirono per anni e il minimo del mercato azionario si ebbe nel 1873. Gould, essendone già a conoscenza, vendette rapidamente le sue riserve d’oro portando a casa ingenti profitti, Fisk ne usci indenne dal punto di vista finanziario mentre Corbin invece fu l’unico a subire delle pesanti conseguenze dall’operazione speculativa.