OraFinanza.it | 25.05.2022 14:55
La caduta di Target ha acceso i riflettori sui consumi discrezionali.
Quando nel 2008 esplose la bolla dei subprime, il sentimento dominante a Wall Street era che la tremenda crisi finanziaria avrebbe portato a una contrazione dei consumi in America, e una società come Lululemon, che si era quotata da appena un anno, non aveva grandi prospettive con la sua ambizione di vendere a caro prezzo abbigliamento elegante da yoga e da palestra. Nel febbraio 2009 il titolo precipitò sotto i 3 dollari, dai 14 dollari dell’Ipo di luglio 2007. Chi non si fosse fatto scoraggiare allora e avesse acquistato, diciamo, 10.000 dollari di azioni Lululemon a 5 euro l’una, lo scorso novembre, quando il titolo ha toccato il massimo a 485 dollari, avrebbe visto il suo investimento valere 970.000 dollari.
Oggi, che il valore del suo pacchetto originale di azioni Lululemon si è ridotto a 514.000 dollari (il titolo è sceso del 47% dal massimo), il nostro investitore si ritrova la domanda di 14 anni fa: il business di Lululemon come reagirà alla contrazione dei consumi causata dall’esplodere dell’inflazione? Per quanto riguarda la grande distribuzione, le recenti comunicazioni di WalMart e Target hanno evidenziato che i consumatori stanno facendo scelte all’insegna del risparmio, orientando i loro acquisti verso prodotti meno costosi.
Anche se WalMart e Target vendono prodotti di massa, la loro caduta a Wall Street ha trascinato al ribasso anche i titoli legati ai consumi discrezionali, come Nike e Lululemon. Nell’ultimo mese Nike è scesa del 16% e Lululemon del 30%. Dall’inizio dell’anno i due titoli sono appaiati in un ribasso del 34%.
LULULEMON E NIKE: 5 ANNI DI QUOTAZIONI
Ci si aspetta che nella conferenza con gli analisti il management di Lululemon dia indicazioni su come i consumatori hanno accolto le prime calzature prodotte dalla società, lanciate sul mercato lo scorso marzo con il marchio Blissful. Sono scarpe da running per donna, per ora disponibili solo online e in alcuni negozi in Usa, Canada, Cina e Gran Bretagna.
Tre mesi fa il management di Lululemon aveva detto di aspettarsi per l’intero esercizio 2022/’23 una crescita dei ricavi compresa fra il 20% e il 22%, quindi una cifra compresa fra 7,49 miliardi di dollari e 7,615 miliardi. Per l’Eps l’indicazione era di una crescita fra il 17% e il 20%, in un range fra 9,15 dollari e 9,35 dollari.
Oggi il consensus degli analisti organizzato da MarketScreener stima un fatturato di 7,58 miliardi di dollari e un Eps di 9,31 dollari. Su 30 analisti che coprono il titolo, 18 consigliano di comprare e due di vendere (10 hanno una posizione neutrale), la media dei target price è 418 dollari e indica un potenziale di upside del 50%.
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