Mercati Europei: la guerra di Putin fa saltare tutte le previsioni?

 | 07.03.2022 09:34


Sul finire del 2021, prima che le ipotesi di un conflitto da tutti ritenuto improbabile si rivelassero fondate, c’erano alcune certezze che vedevano un accordo abbastanza unanime tra gli addetti ai lavori: la fine delle politiche monetarie accomodanti delle banche centrali e lo sguardo rivolto verso la cara e “vecchia” Europa.

Sembrava evidente, infatti, che la stagione apertasi con i sostegni post Covid fosse agli sgoccioli ed infatti l’annuncio della FED, poi seguito dalla BCE, sull’aumento dei tassi è arrivato puntuale.

Gli investitori, dal canto loro, avevano iniziato a prezzare già tutto questo e ciò è testimoniato dalla rotazione iniziata già a metà del 2021 quando i flussi hanno cominciato a spostarsi verso titoli value e large cap, mandando in territorio negativo le aziende growth.

A subire questa ondata sono stati soprattutto i “vincitori” della “covid-economy” che avevano beneficiato della corsa al digitale e della crescita enorme del peso: tutto questo, nel quasi silenzio dei media generalisti, ha portato piogge di vendite per alleggerire e minore entusiasmo sul fronte acquisti.

Per maggiori informazioni al riguardo, chiedere a Zoom, PayPal (NASDAQ:PYPL), Robin Hood e compagnia e, a vario titolo, ognuno darà una versione di quella che può essere considerata la seconda fase del 2021.

Se a ciò aggiungiamo le tensioni geopolitiche con la Cina che hanno portato giù anche i principali colossi della Terra del Dragone, le alternative sul tavolo non erano poi così tante.

Proprio per queste motivazioni, dunque, i principali asset manager verso la fine dello scorso anno prevedevano un 2022 caratterizzato dall’atteso aumento dei tassi, dall’inflazione e dalla corsa verso settori che offrissero maggiori garanzie quali le azioni value.

E quale Continente migliore della cara e vecchia Europa poteva dare garanzie così solide? Da noi non è mai nata la Silicon Valley, tanto innovativa quanto bisognosa di capitali per produrre nuovi milionari, e per queste ragioni si prevedeva un anno all’insegna del Vecchio Continente, intrinsecamente legato a “business sicuri” e meno volatili.

Poi, però, abbiamo scoperto che Putin faceva sul serio e, nonostante i tentativi negoziali più o meno seri, la federazione russa ha veramente iniziato a bombardare l’Ucraina aprendo una crisi destinata a rimanere nei libri di storia.

La reazione, nonostante giorni di sostanziale attendismo o di speranze, non si è fatta attendere sui principali listini europei.