Morning adviser, il dollaro rifiata

 | 15.03.2013 08:48

La recente grande forza del dollaro americano ha vissuto nella giornata di ieri una fase importante di correzione che ha visto il greenback venduto contro le altre major, sterlina, euro, dollaro australiano e canadese su tutti.

Nei giorni scorsi abbiamo infatti fornito una chiave di lettura interpretativa delle dinamiche del mercato valutario che partiva dal presupposto oggettivo che vede il biglietto verde come la più forte tra le valute del cosiddetto G10 del Forex.

E che ci ha fatto assistere, sin dall’inizio dell’anno, a guadagni sia in situazioni di avversione che propensione al rischio.

La spiegazione di questa metamorfosi è ben spiegata da quella che abbiamo definito come la transizione da valuta di finanziamento a valuta di crescita. In breve, questo processo si conforma in ottica rialzista perché i carry trade di lungo termine, volti a sfruttare i differenziali strutturali dei tassi di interesse, stanno via via andando a ridursi e il miglioramento della situazione economica a stelle strisce sia di breve che di medio termine, come dimostrano le più recenti release pubblicate, non fa che attrarre nuovi investimenti in dollari americani.

Inoltre la Fed si è dimostrata molto più rivolta agli aspetti della crescita dei fondamentali macroeconomici delle altre Banche Centrali (BCE su tutte), di fatto creando aspettative per aggiustamenti restrittivi delle attuali politiche monetarie di allentamento legati al miglioramento del fronte del mercato del lavoro.

Quanto avvenuto ieri è ancora spiegabile attraverso questa dinamica, che ancora una volta dimostra l’enorme sensibilità dei prezzi alle news macro per quello che nei giorni scorsi abbiamo definito come “macromercato”.

La release sulla richiesta dei sussidi di disoccupazione è stata infatti migliorativa rispetto alle attese (332k vs 350k) e quindi teoricamente avrebbe dovuto ancora una volta privilegiare acquisti di dollari americani.

Ma ad un’analisi più accorta del dato è bene avanzare due considerazioni: in primis, i dati precedenti sono stati rivisti al ribasso e in secondo luogo, motivo più importante, il valore di 332mila unità è ancora ben al di sopra del valore ottimale di 300k in grado di abbassare statisticamente la media delle rilevazioni degli ultimi 6 mesi.

Ciò ha perciò mitigato il grande entusiasmo scaturito dai dati su Payrolls e Tasso di disoccupazione della settimana scorsa e ha causato vendite di dollaro, favorito dalle comunque importanti prese di profitto.

L’azionario, da controaltare, è andato a spezzare la correlazione positiva di breve con il biglietto verde e gli indici americani hanno fatto registrare nuovi massimi…

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