Morning adviser, il tracollo dello yen

 | 10.05.2013 09:09

Finalmente! Questo è l’avverbio che ci sentiamo di usare riferendoci evidentemente al movimento che ha caratterizzato lo yen giapponese che contro il dollaro americano, tanto per citare il caso del cambio originale, è stato pesantemente venduto al punto di portarsi nel breve volgersi di un pomeriggio da quota 99 fino alla fatidica soglia di 100, per poi violarla con veemenza fino all’apertura delle Borse asiatiche che ad ora hanno contribuito a spingerlo fino al livello di 101,20.

Se il rialzo del 4 aprile scorso era motivato, per quanto atteso, da un evento calendarizzato quale il meeting della Bank of Japan (il primo del neo-governatore Kuroda) che aveva comunicato ufficialmente il massiccio piano di acquisto di bond su tutte le scadenze con l’espansione della base monetaria verso precisi target ed orizzonti temporali, questa volta abbiamo assistito ad un movimento squisitamente tecnico; nell’ultimo mese infatti il cambio si era arrestato poco sotto 100 esattamente due volte, la prima delle quali con un ritracciamento piuttosto importante fino sotto 96 e fino a 97 nel secondo caso, permettendo così alle logiche di domanda e offerta di riequilibrarsi attorno a prezzi medi che ne hanno poi caratterizzato l’ampia congestione, e agli indicatori di scaricarsi salvo poi ritornare pesantemente in ipercomprato sulla supremazia dei compratori.

Rotti perciò i massimi relativi, banalmente gli ordini posizionati sopra questi ultimi sono stati eseguiti così come gli stop in liquidazione di chi era corto confidando sulla tenuta dell’area di resistenza, determinando un violento breakout in grado di far letteralmente saltare i prezzi senza alcun spazio per normali pullback di breve tipici della dinamica di violazione di livelli statici significativi.

Si è quindi prodotto un potente effetto a catena, che ha generato fenomeni di herding nel momento in cui tanti erano gli operatori che entravano sullo sviluppo del movimento alimentandone così la spinta bullish.