Morning adviser, Market movers e rischio

 | 28.03.2013 08:51

Giornata di market movers e di avversione al rischio, che sugli orizzonti brevissimi di tempo (la giornata) a volte torna a muovere i capitali secondo le logiche che siamo stati abituati ad analizzare nel corso degli anni passati, ma che purtroppo non possono ancora essere considerate come un valido supporto operativo (se non nelle giornate in cui queste brevi correlazioni appaiono chiare).

Ieri abbiamo assistito ad un esempio di ciò, nato e sviluppatosi dopo la pubblicazione dei dati sul Pil inglese e dei dati di fiducia sull’eurozona, che ha mostrato un movimento iniziale sul cable (GbpUsd, chiamato così per chi non lo sapesse perché è stato il primo cambio ad essere scambiato via cavo, tra Uk ed Usa), rapidamente estesosi anche all’euro (soltanto mezzora dopo la pubblicazione del Pil a 0.2% su base annua contro uno 0.3% atteso e con la variazione trimestrale ultima che ha fatto segnare un -0.3%, sono stati rilasciati i dati negativi sulla fiducia dei consumatori e delle imprese europee, soprattutto tedesche e francesi) e al dollaro australiano.

Le materie prime hanno cominciato a seguire i movimenti di discesa dei cambi principali, mancava soltanto la conferma dello yen giapponese. Se si fosse rafforzato, avremmo potuto concludere di trovarci di fronte ad un processo che vede il dollaro acquistato come valuta rifugio e uno yen che la vince contro il biglietto verde, in quanto maggiormente percepito come valuta rifugio (non siamo più sui massimi storici contro il dollaro, nel breve c’è spazio per piccole salite, quindi lo yen si può comprare).

Se non fosse accaduto, avremmo potuto assistere ad uno slegarsi dei movimenti partiti in mattinata da un momento all’altro.

Quando i dati macro, hanno cominciato a pesare sulle borse europee, estendendo le perdite anche sui futures americani, lo yen ha cominciato a salire, confermandoci così il quadro di breve periodo.