Morning adviser, prove di forza dell’euro

 | 08.03.2013 09:07

Il mantenimento dei tassi allo 0.75% e le parole di Draghi, numero uno della BCE, che ha sottolineato come la politica economica potrà rimanere accomodante nei mesi a venire a causa dell’inflazione prevista in lieve rallentamento, oltre all’aver risposto ad una domanda dei giornalisti presenti alla conferenza stampa dicendo che durante il direttivo sono state discusse possibilità di ritoccare al ribasso il costo del denaro ma che la decisione di non farlo è stata presa all’unanimità, invece di pesare sulla moneta unica europea, sono andati a farla salire, fino a livelli di resistenza importanti, che se rotti, come vedremo, potrebbero portare a livelli interessanti di ripresa.

Questa è senza ombra di dubbio la prova che l’euro rimane forte nei confronti del dollaro americano in questa lotta tra deboli che mette in risalto la moneta unica europea.

Se guardiamo infatti il comportamento del dollaro americano nel complesso, vediamo che esso ha guadagnato terreno nei confronti della sterlina ed è rimasto invariato nei confronti del dollaro australiano e delle materie prime (con il petrolio in salita ma senza aver superato l’importante livello di 92.10).

Questo sta a significare che i flussi di capitale sono andati a segmentarsi non in base a processi di avversione/propensione al rischio in generale, ma seguendo logiche macroeconomiche, come scrivevamo qualche giorno fa nel nostro pezzo “Macromercato”. Il pound, dopo i deludenti dati ed il rimbalzo importante messo a segno dopo che la BOE non ha modificato il proprio piano di quantitative easing (tra due settimane sapremo se i tre membri su nove che nella scorsa riunione hanno votato per aumentare di 25 miliardi la manovra, portandola così a 400 miliardi di sterline, sono aumentati o meno, il che peserebbe sul pound), è tornata a scendere, scontando i brutti dati rilasciati nelle ultime settimane e le prospettive di allentamento monetario. Il dollaro australiano, dopo aver guadagnato terreno nel post non taglio di tassi e dopo un Pil superiore alle aspettative (3.1% vs 3.0%), ha consolidato in attesa di veder rotti i livelli tecnici più importanti. L’euro, beh l’abbiamo visto.