Morning adviser, quale il destino del dollaro americano ?

 | 24.05.2013 09:24

Dopo i pesanti scossoni sui mercati finanziari derivanti da quello che folkloristicamente abbiamo definito “Effetto Big BEN” di mercoledì, abbiamo assistito ieri a importanti contrazioni di volatilità che hanno solo condotto a parziali fasi di correzione per il grande protagonista della scena e cioè il dollaro americano.

Ancora una volta, dal punto di vista del mercato valutario, ma non solo, la chiave di lettura che ci appare più corretta nell’interpretare la dinamica dei prezzi è proprio quella dollaro-centrica.

Le parole di Ben Bernanke hanno di fatto posto le basi per ipotesi di riduzione del Quantitative Easing 3 da 85 miliardi di dollari al mese, accendendo il semaforo verde per ulteriori rafforzamenti del biglietto verde.

Ci sono però due punti sui quali vale la pena focalizzarsi un po’ di più: il primo, e più noto, è che il Chairman della Fed ha ancora una volta affermato che una decisione di questo tipo dipenderà esclusivamente da miglioramenti sul fronte occupazionale che nelle ultime due settimane hanno subito una lieve battuta di arresto se si analizzano i Jobless Claims che ieri sono stati pubblicati poco sotto le attese ma con una revisione al rialzo (quindi negativa in questo caso) del già deludente dato precedente.

In secondo luogo, il banchiere centrale ha precisato circa il fatto che la riduzione del QE non voglia automaticamente dire che termineranno gli acquisti di titoli; se la situazione macroeconomica dovesse infatti fornire spunti di deterioramento, la Fed potrebbe pensare non solo di lasciare invariato l’acquisto di MBS e Treasuries ma addirittura di procedere a possibili nuovi stimoli (ipotesi remota ma non da escludere, se ben si analizza il wording di Bernanke).

Ciò ci porta a pensare che, dato l’attuale contesto macro, la decisione del FOMC in merito a exit strategy dalle manovre straordinarie di politica monetaria non sia così imminente e, inoltre, che il mercato resterà estremamente sensibile (e volatile) rispetto ai dati/indicatori economici sugli Stati Uniti che verranno nelle prossime settimane.

Il dollaro americano resta perciò senza dubbio all’interno di un forte bullish trend ma il mercato potrebbe andare a scontare in termini di aspettative il protrarsi dei tempi di maturazione per eventuali cambiamenti di policy della Fed con effetti di importanti correzioni proprio sul greenback che così potrebbe essere nel breve periodo nuovamente venduto.