Morning adviser, quiete prima della tempesta?

 | 19.02.2013 08:53

Nella giornata di ieri potevano accadere sostanzialmente due cose, dovute alla combinazione di diversi eventi: un’esplosione di volatilità ovvero un appiattimento della stessa.

Ci siamo trovati di fronte al secondo scenario, nonostante la conferenza tenuta da Mario Draghi che, abbinata alla chiusura dell’America avrebbe potuto produrre forti scossoni sui mercati a causa del fatto che la liquidità risultava ridotta e che quindi sarebbero serviti meno soldi investiti per muovere i prezzi.

Tutto questo è da interpretare, a nostro parere, come un’attesa da parte degli operatori, dopo gli ingenti movimenti visti nelle settimane passate, ma la probabilità di poter vedere partenze di movimenti direzionali, rimane alta.

I percentili di volatilità relativi alle maggiori coppie valutarie rimangono alti e la vicinanza a diversi livelli tecnici di attenzione di medio periodo, rende necessaria prudenza prima di prendere posizionamenti di mercato.

Abbiamo già avuto modo di ragionare sull’esito del meeting tenutosi nel week end, concentriamoci oggi su quanto detto da parte del presidente della BCE ieri pomeriggio.

Si sono trattati diversi temi, che hanno confermato come l’Europa rimanga esposta a rischi di ulteriori ribassi della già debole ripresa, con l’inflazione che è prevista in decrescita nella seconda parte del 2013 e con la disoccupazione che rimane purtroppo alta e mal distribuita, con i giovani maggiormente penalizzati. Si è parlato di OMT, che non sono visti dal numero uno di Francoforte come un’opzione eventualmente priva di efficacia e, parlando di condizioni da rispettare da parte degli Stati che dovessero richiederne l’attuazione, si è detto che esse non sono da vedere ed interpretare come punitive, ma come costruttive nell’ambito dell’attuazione di quei processi di ristrutturazione, utili al fine di migliorare la situazione dei cosiddetti Piigs nel lungo periodo.

Di cambi non si è parlato.