Nel 2023 non ci saranno cigni neri?

 | 23.01.2023 08:51

"La vita inizia con la nascita, il successo parte con il cambiamento" (Mehmet Murat Ildan)

La prossima sarà la settimana delle Banche Centrali: mercoledì 1 febbraio prevista la decisione della Fed mentre giovedì sarà la volta della Bce. In entrambe i casi le previsioni sono per un aumento di 50 punti base. Basterebbero questi due eventi per indirizzare i listini mondiali. Ma questa settimana ci sono altrettanti appuntamenti rilevanti a cominciare da oggi alle 8:00 con il dato sul PIL della Germania nel quarto trimestre atteso in crescita dello 0,4% a livello sequenziale, +1,2% su base annua. Martedì è la volta dell’indice dei prezzi al consumo sempre in Germania a gennaio visto in aumento dell’8,6% su base annua, mentre alle 16:00 in Usa il rapporto sulla fiducia dei consumatori a gennaio. Mercoledì (il giorno della Fed) alle 9:55 è previsto l’Indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero a gennaio in Germania e alle 11:00 l’indice dei prezzi al consumo nella zona euro che dovrebbe restare sotto il 10% sebbene in aumento sulla rilevazione precedente. Alle 14:15 la comunicazione sulla variazione dell'occupazione non agricola a gennaio in Usa. Dopo la Bce giovedì, si chiude venerdì con il tasso di disoccupazione a gennaio in Usa: stime +3,6%, da +3,5% dalla rilevazione precedente.

Davos fa rima con speranza

Da Davos, sono arrivati almeno 4 motivi di ottimismo. I 400 Ceo più influenti del mondo riuniti nella località svizzera, si sono confrontati per una settimana e sono arrivati alle seguenti conclusioni: tra settembre e novembre l’inflazione ha raggiunto il picco, il conflitto geopolitico è in una fase di stallo, se non addirittura un minore livello di aggressività, la Cina ha preso del distanze dalla Russia, e infine gli Usa hanno messo sul piatti 2 trillioni di dollari di investimenti nei prossimi 10 anni per avviare seriamente la transizione energetica. Eventi che fanno pensare a un orizzonte positivo nel corso del 2023, anche per l’Europa che vive nel proprio territorio la massima tensione geopolitica e raccoglie la sfida della transizione energetica in condizioni di vantaggio avendoci creduto molto prima degli Usa che sono ancora molto sbilanciati verso il gas e il petrolio. Se la recessione si manifesterà, sarà quindi lieve e mitigata dal fatto che grazie agli aiuti di Stato del periodo della Pandemia (10% del Pil in Usa ed Europa), la famiglie hanno risparmi da parte per superare la crisi congiunturale. Finalmente l’anno inizia senza alcun cigno nero all’orizzonte, e l’Italia in questo contesto è tra l'economia favorite grazie anche alla stabilità politica.

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La sfida della demografica

Nel 2030 avremo bisogno di 85 milioni di lavoratori in Europa. Stiamo parlando della popolazione della Germania. Ma oggi, il 30% del giovani europei ha meno dei 30 anni mentre nei Paesi arabi il 70% dei giovani ha meno di 30 anni. Un flusso che, quasi inevitabilmente arriverà in Europa. La pandemia inoltre ha cambiato il rapporto di forze fra aziende e lavoratori e ora si sta tornando a mettere al centro la persona. La grande sfida non solo politica ma anche economica, e quindi come riusciremo a fare leva sull’immigrazione, a integrarla e avere disponibilità di personale che un domani faremo grande fatica a trovare per ragioni di carattere demografico nell’Europa a 27. La Cina, che nel 2022, per la prima volta da 60 anni, si è trovata ad avere un calo demografico e il minimo storico di natalità nazionale, si trova di fronte alla stessa sfida, ma con la forza di potere estendere la propria influenza e confini più di quanto possa fare l’Europa. Quello demografico sarà quindi uno dei grandi trend del futuro su cui gli investitori, dovranno interrogarsi. E nello stesso tempo gli imprenditori e le piccole e medie imprese italiane, che hanno molto bisogno di personale qualificato.

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