NFPR in linea con le stime e listini europei negativi, chiudono la prima

 | 09.08.2015 11:12

Quadro macro economico

Rendendo più probabile il primo incremento del costo del denaro a settembre, le indicazioni positive arrivate dal mercato del lavoro statunitense zavorrano i listini europei nell’ultima seduta dell’ottava. A Londra il Ftse100 ha terminato in calo dello 0,42% mentre lo spagnolo Ibex è sceso dello 0,67%. Segni meno anche a Francoforte e Parigi, scese rispettivamente dello 0,81 e dello 0,72 per cento.

Piazza Affari ha chiuso in moderato ribasso dello 0,44%, con una seduta trascorsa quasi sempre sulla linea della parità. Banche sotto i riflettori dopo i conti. Mps (+8,77%) è volata all’indomani della semestrale che ha sancito il ritorno all’utile. La banca senese ha chiuso i primi sei mesi dell’anno con profitti pari a 193,6 milioni di euro, in deciso miglioramento rispetto alla perdita di 353 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Il secondo trimestre è andato in archivio con un utile di 193,6 milioni. A livello patrimoniale, dopo l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro, il Common Equity Tier si attestato al 10,7%, oltre il 10,2% richiesto dalla Bce. Reduce dai conti anche Bpm che ha chiuso con un rialzo dello 0,50% a 0,995 euro. Ubi Banca (-1,41%) ha annunciato oggi un utile nel primo semestre pari a 124,4 milioni di euro, in crescita del 17,2% rispetto ai 106,2 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Al netto delle poste non ricorrenti l’utile è di 136 milioni di euro, il miglior risultato semestrale dal 2008. Titoli “oil” in recupero dopo la debolezza delle ultime settimane. Gli acquisti hanno premiato soprattutto Tenaris (+4,01%) che ieri aveva pagato un secondo trimestre chiuso con un utile netto pari a 72 milioni di dollari, in deciso calo rispetto ai 420 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono scivolati del 30% a 1,87 miliardi. Bene anche Eni che ha guadagnato lo 0,74%. Tra i peggiori di seduta Mediaset, che ha perso il 4,19%, e Unipolsai (-4,33%), che ha chiuso il primo semestre con un utile in crescita del 27,4% a 455 milioni, ma la raccolta diretta assicurativa è scesa a 7,28 miliardi. Dopo una settimana sotto i riflettori Telecom Italia (-0,90%) ha annunciato di aver chiuso il primo semestre con un utile netto pari a 29 milioni di euro rispetto ai 543 milioni dello stesso periodo del 2014. Sul risultato hanno pesato oneri non ricorrenti per 399 milioni. Sotto pressione anche la marginalità con l'Ebitda che si è attestato a 3,63 miliardi (erano 4,34 miliardi nel primo semestre del 2014) e i ricavi che sono scesi del 4,3% a 10,09 miliardi.

La prima settimana del mese di agosto si è conclusa con il dato sui non-farm payroll, la news più importante del panorama macroeconomico; la quale insieme al dato sull’inflazione in uscita la prossima settimana, saranno da apripista all’ormai quasi concreta possibilità di un rialzo dei tassi di interesse nel corso del meeting della Federal Reserve in calendario per il 16-17 settembre. Subito dopo ora di pranzo, il Dipartimento del Lavoro americano ha comunicato che il saldo delle buste paga nei settori non agricoli (non-farm payrolls) ha avuto un incremento superiore alle 200 mila unità attestandosi a 215 mila unità. Nonostante il dato sia inferiore ai 231 mila nuovi posti del mese precedente (dato rivisto da 223 mila) e alle 225 mila unità del consenso, si tratta di un risultato sostanzialmente positivo. I dati di maggio e giugno sono stati rivisti al rialzo, rispettivamente da +254.000 a +260.000 e da +223.000 a +231.000 posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione (Unemployment Rate) è rimasto a luglio invariato al 5,3%. Il dato è conforme alle stime degli esperti. Il salario orario medio è salito lo scorso mese dello 0,2%, dalla variazione nulla di giugno. Anche questo dato è conforme alle stime del consensus. Inoltre durante il corso della seduta sono stati pubblicati altre news; la prima della giornata ha riguardato le esportazioni della Germania, calate a giugno, rispetto a maggio, dell'1%. Gli economisti avevano previsto un calo dello 0,3%. Le importazioni sono calate dello 0,5%. Gli esperti avevano atteso un aumento dello 0,5%. Il surplus della bilancia commerciale tedesca è salito a giugno, rispetto al mese precedente, da €19,5 miliardi a €24 miliardi. Il consensus era di €21 miliardi. Anche la produzione industriale tedesca ha avuto un calo nel mese di giugno dell’1,4%. Gli economisti avevano previsto una crescita dello 0,3%. Il dato di maggio è stato rivisto al rialzo, da +0,0% a +0,2%. Su base annua la produzione industriale tedesca è aumentata a giugno dello 0,6%. Gli esperti avevano previsto un aumento del 2,2%. Dati inferiori alle attese anche per la bilancia commerciale della Gran Bretagna; a giugno il deficit commerciale è quasi raddoppiato attestandosi a 1,6 miliardi di sterline, contro gli 885 milioni del mese precedente. A pesare sarebbe stato il rafforzamento del pound. Il disavanzo, seppur in forte aumento, è inferiore alle stime degli analisti ferme a un saldo negativo di 1,7 miliardi di sterline. Sul fronte ellenico, la Borsa di Atene chiude in rialzo per la seconda seduta consecutiva dopo aver perso circa 19 punti percentuali da lunedì a mercoledì. L’indice Ftse Athex ha guadagnato l’1,88% a 201,69 punti, mentre il Composite è avanzato dell’1,45% a 676,33 punti. Deboli le banche elleniche con l’indice settoriale Ftse Athex Banks che ha perso l’1m70 per cento.

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Quadro tecnico mercato valutario

Eur/Usd

Nonostante i dati relativi al saldo delle buste paga statunitensi nei settori non agricoli (non-farm payrolls) risultati migliori alle attese, la coppia più negoziata del panorama valutario non ha evidenziato un movimento giornaliero importante. E’ notorio che, soprattutto nei confronti delle coppie con il dollaro americano, la pubblicazione dei NFPR comporta sempre a fine giornata delle candele con lunghe spike, segno di un fortissimo aumento di volatilità. In realtà, quest’ultima rilevazione sia dello stato di salute del mercato del lavoro e sia delle nuove prospettive della politica salariale, è stata ancora più seguita dagli analisti rispetto alle precedenti rilevazioni, soprattutto dalla Fed, in quanto getta le basi per un possibile aumento del costo del denaro previsto nella prossima riunione in programma nel mese di settembre; aspettative che tra l’altro sono cresciute a seguito della pubblicazione dello statement di accompagnamento alla riunione della settimana scorsa da parte della Fed. Spostando l’attenzione sul grafico giornaliero, notiamo che l’ultima seduta della settimana, come già anticipato prima, è trascorsa all’interno di un range tra un massimo a 1,0978 ed un minimo a 1,0854, con le contrattazioni che riescono sempre a chiudere nei dintorni della resistenza (ex supporto) posizionato a 1,0967, vero e proprio spartiacque tra movimenti rialzisti e ribassisti. Durante le pubblicazione dei NFPR, la coppia si è mossa al ribasso di quasi 120 punti da 1,0974 a 1,0858, per poi stornare tutto il movimento ribassista ed chiudere la seduta al di sotto il livello a 1,0967. Al momento le indicazioni fornite dal daily chart pendono per la formazione di nuovi movimenti ribassisti, ovvero: prezzi che continuano a mantenersi in prossimità di 1,0967; candele al di sotto le due Ema a 21 e 34 esponenziali, e punti di massimo e minimo (evidenziati in verde) decrescenti, seppure per gli ultimi due minimi relativi la situazione è alquanto controversa, in quanto non sono decrescenti rispetto ai precedenti (minimi evidenziati in giallo); quest’ultimo dettaglio grafico, ci fa pensare che molto probabilmente la major sia entrata all’interno di un movimento flat di consolidamento, in attesa di riprendere la discesa ribassista iniziata dai massimi relativi del 18 giugno. Tale situazione di un movimento non direzionale, è evidenziata anche nel settimanale dove le candele continuano a mantenersi nei dintorni del livello a 1,0967. Dal punto di vista operativo, fermo restando che la più probabile strada da seguire resta quella ribassista, almeno che il prezzo ritorni prepotentemente al di sopra 1,0967, attendiamo la rottura dell’ultimo minimo per decidere se ci sono le possibilità per un ingresso in vendita sulla major.