Obbligazioni: come investire nei prossimi mesi

 | 17.04.2023 17:07


In un precedente articolo avevamo considerato come diverse evidenze potessero indicare un cambio di rotta per le politiche monetarie delle Banche Centrali, e quindi a cascata sui riflessi riverberati sui mercati obbligazionari.

Le prossime riunioni dei board di Fed e Bce saranno così gli eventi più attesi di questa primavera e tutti i grandi investitori avranno occhi e orecchie puntati su Powell e Lagarde.

Per ora è abbastanza scontato che al prossimo board la Fed annuncerà un aumento dei tassi d’interesse per un altro 0,25%, portando così il costo del denaro negli Usa al 5,25%.

Dopo di che la stretta monetaria potrebbe essere sospesa. In realtà su alcuna stampa specializzata si preventiva addirittura che la politica monetaria restrittiva possa lasciare spazio ad un taglio dei tassi, visto sempre più probabile nei prossimi mesi.

Ipotesi questa che non ci pare al momento molto probabile: l’inflazione è ancora robusta e preoccupa non poco l’aumento della componente “core”. Poi è anche vero che gli Usa sono già ben più avanti dell’Europa con il ciclo di rialzo dei tassi, e quindi uno stop al 5,25% ci sta tutto, ma da qui a dire che i tassi saranno tagliati…

Il problema, però, è che il rialzo dei tassi sta procurando qualche grattacapo alle Banche Centrali, le quali non sono del tutto immuni alle perdite dei titoli iscritti a bilancio. L'inevitabile contrasto all’inflazione ha avuto un impatto per nulla trascurabile sul controvalore in conto capitale degli asset finanziari di banche, fondi e assicurazioni. E, come ben sappiamo, negli Stati Uniti sono fallite due banche per effetto delle perdite accuse sui portafogli d’investimento, mentre una terza è stata salvata in extremis dall’azione congiunta del governo, della Fed e del sistema bancario.

Inoltre, è ormai da settimane che sulla stampa specializzata si legge spessissimo di quanto banche e assicurazioni stiano soffrendo a causa dell’aumento dei tassi d’interesse. Però, si parla molto poco di quanto siano stati colpiti i bilanci delle stesse Banche Centrali.

Infatti, dalla crisi finanziaria del 2007-2008, la Fed ha iniziato ad acquistare titoli di stato americani e obbligazioni coperte da garanzia ipotecaria per un controvalore totale che ad oggi è di circa 7.770 miliardi di dollari.

Come ben sa chi è pratico di investimenti nel reddito fisso, l’aumento dei tassi d’interesse fa scendere il valore di mercato dei bond, cioè rende tangibile il rischio tasso, uno dei rischi tipici dei mercati obbligazionari.

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Ora, si stima che ad oggi la Fed accusi una perdita teorica di oltre 1.080 miliardi. Teorica perché, se queste obbligazioni sono portate a scadenza, non infliggono alcuna passività all’Istituto. Ma non è tanto questo il punto, quanto piuttosto che
il potenziale guaio per le Banche Centrali sta più a livello di reputazione e solidità della valuta che la rappresenta.

E questo perchè se è vero che una Banca Centrale può serenamente andare in perdita o addirittura veder scendere sotto lo zero il proprio patrimonio netto, come per altro ha affermato Christine Lagarde, è anche vero che la situazione non può essere sostenuta per lungo tempo.

Infatti, se il bilancio di una Banca Centrale va in sofferenza il suo funzionamento nell'immediato rimarrebbe comunque garantito dalle proprie stamperie di moneta. Ma sul medio lungo termine questo non sarebbe sotenibile perché, inevitabilmente, il mercato inizierebbe a dubitare della forza della moneta che viene stampata a profusione.

Per di più ora che diverse Banche Centrali hanno ripreso ad accumulare riserve di oro, che sappiamo da sempre rappresenta il collaterale fisico della moneta stampata. Cioè quel collaterale che fa sì che la moneta non sia carta straccia…

Ecco, quindi, che uno stop al rialzo dei tassi, almeno negli Usa, per la seconda parte del 2023 può essere sensato, sperando che l’inflazione non rialzi la testa e anzi che inizi a scendere con una certa consistenza.

h5 Analisi ZC-Yield Curve/h5

Analizziamo ora la struttura a termine dei tassi di interesse, ovvero la ZC-Yield Curve, unica vera curva da considerare per qualunque tipo di calcolo finanziario e soprattutto per la valutazione e l'investimento in obbligazioni. Se sei interessato ad imparare a fare queste semplici ma potenti analisi, desideri approfondire la conoscenza delle obbligazioni e imparare a gestire loro rischi specifici non perdere l’occasione di dare uno sguardo al nostro percorso BondMastery e al nostro Circolo Academy.

La ZC-Yield Curve mostra una risalita dei rendimenti su tutto il tratto della curva rispetto a qualche settimana fa. Infatti, il rendimento della scadenza a 10 anni sale in area 3,02% rispetto al 2,89% precedente, mentre la scadenza trentennale si porta ora in area 2,50% rispetto al 2,29% precedente. Da molto tempo è stabile la conformazione della curva, che rimane invertita e con il differenziale 10Y-2Y che torna ad allargarsi, passando agli attuali -50 bps dai precedenti -32 bps. In salita anche il tratto a breve, con la curva che evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze di inizio 2024 in area 3,80% rispetto al 3,60% della scorsa analisi. Tornano a salire anche le previsioni per i tassi forward su Euribor 6 mesi: la curva rimane impennata sulla parte a breve e vede ora tassi verso un massimo nuovamente in area 4,00% per inizio 2024, per poi scendere verso il 3,00% solo per la seconda metà del 2025.