Oro a 3.000$: fattori tecnici e fondamentali che potrebbero giustificarlo

 | 05.01.2023 13:34

Il punto di vista offerto dall'analisi tecnica, da quello fondamentale desumibile dalla lettura del ciclo economico e da quello geopolitico forniscono spunti sufficienti perché la quotazione spot dell’oro di 3.000 dollari risulti, quantomeno, non ridicola.

Ad inizio anno, e prima di stappare lo spumante a San Silvestro, immaginare una rilevazione mensile dell’inflazione italiana al 12% avrebbe suscitato, probabilmente dopo qualche comprensibile secondo di disorientamento, un senso di ilarità.

Oggi sappiamo che è avvenuto e sappiamo anche mettere insieme agevolmente le motivazioni che lo hanno reso possibile. Questo serve per comprendere come certi fenomeni, seppure poco probabili, sono sempre possibili . Allo stesso modo l’oro che quota intorno ai 3.000 dollari è una possibilità seppure le probabilità ad essa associate non siano altissime.

Quello che propongo in questa analisi è mettere insieme le motivazioni associate a questo scenario.

L’ORO NEI PORTAFOGLI DI INVESTIMENTO

Nei portafogli di investimento sufficientemente diversificati e razionali l’oro trova facilmente il suo spazio. I gestori di portafoglio al riguardo suggeriscono una quota che possiamo dire oscilli, a seconda delle visioni, tra un 5 e un 15 percento.

Il motivo della sua presenza nei portafogli diversificati è quello di fungere da ombrello nel caso ci sorprenda un temporale. L’alternativa di cercare l’ombrello mentre comincia a piovere si mostra meno efficiente visto che nel frattempo che lo cerchiamo ci saremo già un po bagnati e probabilmente lo pagheremo di più se comprato ad un angolo di via. Certo, averlo sempre dietro a volte è scomodo ma se non si volessero avere sorprese sarebbe il prezzo da pagare.

Nonostante tutto non avremmo nemmeno la garanzia che l’ombrello faccia a pieno il suo lavoro visto che può capitare che si inceppi all’apertura o addirittura, nel caso si apra, dovessimo scoprire che è rotto.

Il concetto sotteso alla metafora è che non ci sono garanzie che in casi di avversità sui mercati l’oro si apprezzi come da noi atteso. Questo è facilmente verificabile ad esempio mettendo a confronto le quotazioni con i più disparati indicatori di rischio che possano essere interpretati come espressione del sentimento degli operatori di mercato (VIX, ...).

Essendo un asset molto liquido scambiato globalmente e quotidianamente sui mercati, la visione secondo cui debba apprezzarsi in un contesto di risk off ha un difetto congenito. Infatti, sulle quotazioni dell’oro agiscono costantemente e contemporaneamente variabili diverse tra loro, per cui anche se la tendenza ad apprezzarsi in inattesi scenari di rischi diffusi dovesse correttamente innescarsi, questa potrebbe essere contrastata da altre forze e non è detto che si manifesti immediatamente e con un andamento lineare.

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Una delle qualità più apprezzate dell’oro è quella della decorrelazione che, in tempi e misura variabili, mostra con le principali asset class.

La visione forse più diffusa e comprensibile è, come accennato prima, quella di protezione contro eventi inattesi e particolarmente avversi. Così come da un impianto antincendio ci si aspetta che quando serve entri in funzione senza se e senza ma, similmente dall’oro si pretende rendimento quando tutto crolla.

Tuttavia, un portafoglio di investimento è come le superfici totali di vendita di un supermercato. Si tratta comunque di uno spazio limitato, quindi prezioso, dove occorre scegliere con cura cosa esporre sapendo che non è possibile avere tutto. Nel minimarket sotto casa cercando olio alimentare, oltre al classico “miscela di oli comunitari” difficilmente troveremo contemporaneamente le eccellenze regionali, quelli bio e quelli solo italiani ma più probabilmente un solo medio tipo.

Similmente in un portafoglio troppo piccolo non sempre è possibile un livello di diversificazione sufficiente. Non posso pretendere, ad esempio, di spingere la diversificazione equity inserendo con funzione satellite magari gli alternativi (hedge fund, private equity, private credit, venture capital, infrastructure, real estate, long/short, leva finanziaria, global macro, event driven o relative value). Molti di loro hanno mostrato resilienza nel complicato 2022 e comunque molta dispersione nei rendimenti prestandosi ottimamente alla diversificazione.  

Senza considerare la possibilità di usare leve superiori ad uno, se voglio dare sprint alle possibilità di performances posso espormi molto sugli strumenti dinamici/volatili togliendo conseguente spazio ad altro, per esempio strumenti più conservativi e capaci di esprimere meno potenziale di crescita ma magari più protezione.

Si tratta dell’eterno trade-off tra desiderio e ragione che rende sempre attuale e proponibile la frustrazione del contadino che, accanto alla moglie ubriaca vorrebbe anche vedere l’uva nella sua vigna.

Ma quali sono le variabili che hanno un’influenza diretta e sufficientemente apprezzabile sulle quotazioni dell’oro?

RENDIMENTI REALI

Sappiamo che si tratta di una materia prima disponibile in quantità non infinita per cui, similmente ad altre materie, gode dell’effetto scarsità che in alcune circostanze può incidere positivamente sulle sue quotazioni.

A mio giudizio, la relazione più affidabile e sorprendente è quella che lo lega ai rendimenti reali disponibili sul mercato. Sappiamo, infatti, che l’oro non produce rendimenti e come tale è sfavorito in momenti in cui i rendimenti reali (al netto dell’inflazione) di bond e/o equity si dimostrassero generosi in relazione alla loro media storica.
Da questo punto di vista notissima è la sua relazione inversa con i rendimenti reali offerti, ad esempio, dai treasury americani a 10 anni