Oro ai minimi da 8 mesi

 | 25.09.2014 18:50

h2 Forex News and Events

Il fallito tentativo del mercato azionario USA di dar seguito alla recente correzione e la diffusa forza dell’USD hanno avuto un effetto molto negativo sull’oro. Quest’anno la correlazione fra oro e S&P 500 è stata negativa perché gli investitori hanno evitato la diversificazione, favorendo gli asset rischiosi. Mentre le azioni USA salivano, l’oro è sceso a 1.208,86 USD, e anche su questi livelli bassi la domanda è stata limitata. La BCE potrebbe temporeggiare prima di intervenire con un nuovo accomodamento (forse il discorso di Draghi di oggi pomeriggio farà maggiore chiarezza) e l’oro non viene più sostenuto dai rischi geopolitici, quindi forse i tori del metallo giallo potrebbero essere interessati al referendum svizzero sull’oro del 30 novembre. Tre sono i punti principali: 1) il 20% degli asset della BNS deve essere in oro 2) l’oro deve essere stoccato in Svizzera 3) la BNS non può vendere le sue riserve in oro. Le principali banche svizzere ritengono che, nel giro di 3 anni, dovrebbero essere acquistate circa 1.500 tonnellate di oro. Questo sviluppo sarebbe chiaramente rialzista per il metallo prezioso.

XAU a rischio con la fine del QE della Fed?

L’ottimismo sulla ripresa USA e le previsioni di una Fed falco sicuramente continueranno a esercitare pressioni a vendere sullo XAU/USD. Il consistente aumento dei prezzi dell’oro è iniziato nel 2007-2008, quando la Fed lanciò il primo programma di allentamento quantitativo (QE) per contrastare la crisi di liquidità innescata dal default di Lehman Brothers. I timori inflattivi dovuti alla massiccia iniezione di liquidità hanno fatto salire la coppia XAU/USD sopra i 1.000 USD verso la fine del 2009. Nel settembre 2011, l’oro ha raggiunto un valore pari a 1.920 USD ALL’oncia. Poiché l’intervento della Fed non ha generato pressioni inflattive irrefrenabili, i prezzi dell’oro si sono stabilizzati fra i 1.200 e i 1.500 USD. Ciò nonostante, man mano che ci avviciniamo al limite inferiore della banda di contrattazioni degli ultimi quattro anni, entrano in gioco molti fattori e diventa difficile prevedere la direzionalità del prezzo.

Oggi assistiamo a un miglioramento del sentiment di mercato rispetto all’economia USA. La Fed sta riducendo gradualmente il suo terzo programma di QE e gli acquisti di bond mensili termineranno, secondo programma, a ottobre 2014. Ciò ci farà entrare in una nuova era di normalizzazione della politica monetaria. Il bilancio della Fed, da 4,5 miliardi di dollari, inizierà a ridursi. Poi ci sarà il primo aumento del tasso d’interesse sui fondi federali della Fed. Anche se la tempistica continua a essere incerta, il primo rialzo della Fed è previsto per la seconda metà del 2015. Da un punto di visto tecnico, la normalizzazione della Fed potrebbe stimolare la normalizzazione dei mercati dell’oro e potenzialmente far scendere i prezzi del metallo giallo verso 680-1000 USD (banda di oscillazione 2008-2009), se venisse infranto il supporto critico a 1.1150-80. Detto questo, i mercati non stanno ancora mettendo in conto l’imminente espansione della BCE. Se la liquidità iniettata dalla BCE compensasse parzialmente il restringimento della Fed, la normalizzazione sui mercati dell’oro subirà sicuramente un ritardo.

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Rischio che s’interrompa la correlazione

D’altro canto, le tensioni geopolitiche e la richiesta di beni rifugio fa sì che lo XAU/USD rimanga sopra il supporto critico. Se l’economia USA è pronta per la normalizzazione, per chi ama il rischio dovrebbe trattarsi di una buona notizia. Con il miglioramento della propensione al rischio, dovrebbe diminuire automaticamente la quota di oro nei portafogli d’investimento, e ciò dovrebbe pesare ulteriormente sui prezzi dell’oro. Seguendo questo ragionamento, siamo anche in grado di spiegare perché le quote dell’SPDR Gold Trust sono scese a 774,65 tonnellate metriche, livello minimo da dicembre 2008.

In questa fase, abbiamo ancora bisogno delle caratteristiche di copertura dal / diversificazione del rischio dell’oro nei portafogli d’investimento, semplicemente perché la fine del denaro a basso tasso d’interesse può colpire temporaneamente i valori dell’azionario e dei bond, far aumentare la volatilità e mantenere una richiesta sostenuta di oro, finché la politica restrittiva della Fed non diventerà la normalità. Ciò nonostante, dalla riunione della Fed del 16-17 settembre, assistiamo a una nuova interruzione della correlazione negativa fra le azioni dell’S&P 500 e lo XAU. La correlazione a 40 giorni fra le azioni USA e lo XAU è positiva per la prima volta nel 2014, e ciò sembra suggerire che i gestori di portafoglio non possono contare del tutto sul meccanismo di copertura dal rischio dell’oro. Se questa situazione perdurasse, il supporto a 1.150-80 USD SARà sottoposto a pressioni più forti.

La brusca inversione nelle dinamiche di correlazione è temporanea?

Poiché l’espansione della BCE viene scarsamente considerata, una spiegazione concreta forse va ricercata nella richiesta di oro motivata dalla necessità di coprirsi dal rischio e nella disponibilità inferiore di oro. In effetti, il fatto che i prezzi dell’oro stiano calando verso 1.200 USD presuppone una forte domanda sui mercati dell’oro fisico, poiché i mercati asiatici e mediorientali sono molto sensibili ai prezzi. La domanda di oro in Cina e India, i maggiori acquirenti di oro al mondo, dovrebbe aumentare nel quarto trimestre, mentre gli ultimi rapporti mostrano che la fornitura di rottami d’oro calerà del 17% nella seconda metà dell’anno. Il classico meccanismo domanda-offerta dovrebbe quindi sostenere i prezzi dell’oro fino alla fine dell’anno, perché la stagione delle festività e dei matrimoni dovrebbe dare una spinta importante ai mercati dell’oro fisico. Questo effetto stagionale chiaramente distorcerà l’inversione di breve termine nelle dinamiche di correlazione. È quindi troppo presto per parlare di un impatto al lungo termine sui prezzi dell’oro. Con l’avvicinarsi del 2015 e il concretizzarsi delle dinamiche generate da Fed e BCE, monitoreremo con attenzione un’eventuale violazione inferiore al supporto a 1.150/80 USD.