Panoramica sui mercati - settimana del 15 febbraio

 | 14.02.2016 11:21


Un'altra settimana di forte debolezza, soprattutto per Europa ed Asia. I mercati prezzano il default di qualche grossa banca europea (Deutsche bank presa particolarmente di mira), il petrolio arriva a 26$ e la Yellen non dice chiaramente che non aumenterà i tassi nell’anno in corso.

Nuovi minimi di periodo per molti indici e corsa sfrenata all’acquisto di oro, bund e yen, tradizionali beni rifugio. Sul finale di settimana dati macro in linea con le attese (PIL Europa, occupazione USA), la reazione di Deutsche bank (che annuncia il riacquisto di bond) e le voci di possibili accordi sull’output petrolifero allentano un po’ la pressione sui prezzi, che rimane tuttavia alta.

Per molti indici siamo in zona di un primo target ribassista raggiunto, ed aumentano le probabilità che qualche rimbalzo ci possa essere da questi livelli. Se così sarà, non sarà comunque un rimbalzo facile da gestire. Con un trend del genere, i venditori non lasceranno la mano troppo in fretta.

USA: la FED afferma che il rialzo dei tassi sarà graduale e che a marzo si rivaluterà la situazione, ma non ci crede ormai più nessuno. Il mercato prezza al 2% la probabilità di un rialzo tassi a marzo. Tutto sommato una situazione che fa anche comodo ai titoli Usa, grazie al dollaro che si indebolisce. Indici che chiudono negativi ma vicini alla parità.
S&P 500 per ora tiene la fascia di supporti di area 1800, ed area 1950 la prima resistenza rilevante (poi 2000). Finora la perdita massima dell’indice dal suo picco storico è stata di circa il 15% ed il quadro rimane estremamente dubbio. La candela settimanale fa pensare ad un tentativo di rimbalzo, ma con RSI che non ha mai raggiunto i livelli estremi tipici del “fine corsa” (cioè sotto i 30 punti). Scenario più probabile altre 3-4 settimane di stabilizzazione tra supporti e resistenze, come abbiamo visto a settembre-ottobre


Europa: il PIL dell’area Euro per il 2015 è salito del 1,5%, con l’ultimo trimestre in linea con le attese (+0,3%). Ma che ci sia un rallentamento è evidente, come risulta dal dato mensile della produzione industriale (dicembre a -1%, rispetto a +0,3% delle attese). Non ancora recessione (vedi 2008/2009), ma certo non si va nella giusta direzione.