Parliamo del Ftse Mib

 | 08.04.2021 08:09

"Articolo scritto in esclusiva per Investing.com da Calogero Selvaggio."

Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa. Conosciuto con l'acronimo Ftse Mib, ha cambiato diverse volte il nome.
Fino al 17 ottobre 1994, si chiamava COMIT30 e apparteneva alla Banca Commerciale Italiana ma quando la Borsa Italiana ha ottenuto i diritti è
diventato MIB30. A causa della partnership tra Borsa di Milano e Standard & Poor’s aveva anche il nome S&P MIB. E solo dal 2009 l’indice è diventato
FTSE MIB per l'associazione tra la borsa Italiana e la London Stocks Exchange.

Il FTSE MIB è l’indice azionario principale della Borsa di Milano che si basa su quello della Borsa di Londra. Al suo interno sono rappresentate diverse importanti società e ne comprende in totale 40 con una capitalizzazione di circa 500 miliardi di euro. Le azioni sono selezionate all’interno del panorama italiano, in modo da garantire agli investitori che l'indice rappresenti nel miglior modo possibile il mercato italiano (80%), e per essere adatto al trading di futures e opzioni, come benchmark per gli ETF (Exchange Traded Funds) , il tracking delle azioni a elevata capitalizzazione. Il FTSE MIB è ponderato in base alla capitalizzazione di mercato corretta per il flottante (tale termine indica il numero di azioni emesse da una società e disponibili per la negoziazione ed è un calcolo medio ponderato delle società incluse nell'indice) e le singole azioni possono avere un peso massimo del 15%. In passato, la composizione delle azioni che ne facevano parte era riconsiderata nel momento in cui un’azienda superava una quota flottante del 5%, e per regolare l’indice le aziende venivano separate, unite o rimosse se superavano il 3%. Ma da quando si utilizza il metodo di calcolo britannico questa tipologia di restrizione è stata annullata e l’indice ha mostrato un forte squilibrio.
Infatti le prime dieci aziende contano una capitalizzazione di circa 400 miliardi, mentre le altre trenta circa 100 miliardi di euro :

1 Enel (MI:ENEI) (79935.7)
2 Stellantis (41900.4)
3 Intesa (MI:ISP) SanPaolo (41383.1)
4 Eni (MI:ENI) (34163.4)
5 Ferrari (MI:RACE)(31291.2)
6 StMicroeletronics (29098.4)
7 Generali (MI:GASI) (24547.4)
8 Unicredit (MI:CRDI) (19109.9)
9 Cnh Industrial (MI:CNHI) (16725.9)
10 Exor (MI:EXOR) (16026.6)


Periodicamente viene rivisto dal FTSE Italia Index Series Technical Committee che ha il compito di formulare consigli in merito alle revisioni periodiche dell’indice, di supportare la gestione delle corporate actions che interessano le azioni dell’indice, di revisione delle modifiche della metodologia e degli altri documenti e di suggerire cambiamenti per la successiva revisione e approvazione da parte del FTSE Russell Product Governance Board. E' possibile includere nuove azioni durante le revisioni trimestrali o in seguito ad un'esclusione. Le azioni di nuova quotazione sono selezionabili se hanno un numero minimo di venti giorni di scambi, la capitalizzazione è maggiore o uguale al 3% della capitalizzazione corrente dell’indice FTSE Italia All Share, devono avere una liquidità dimostrata da almeno 3 mesi. Possono però esserci esclusioni al di fuori delle revisioni trimestrali qualora si verifichino acquisizioni, fusioni e scorpori per fallimenti e sospensioni, anche qualora un’azione non soddisfi più i criteri per farne ancora parte o non è più rappresentativa del suo settore.

Vota l’App
Unisciti ai milioni di utenti che utilizzano l’app di Investing.com per restare sempre aggiornati.
Scarica ora

Come tutti gli indici azionari, è considerato un vero e proprio "indicatore" della salute del mercato italiano infatti è calcolato utilizzando una metodologia di aggregazione basata sulla ponderazione. Ciò significa che il livello dell'indice riflette la capitalizzazione corretta per il flottante di tutte le azioni componenti in riferimento a un dato periodo. Per rendere più semplice la rintracciabilità nel tempo il risultato di questo calcolo è rappresentato, in tempo reale, attraverso un numero indice. Oltre a fornirci importanti segnali, si tratta di un indice che presenta un’alta volatilità con variazioni anche significative nel corso di una giornata e questo ha attirato l'attenzione di investitori alla ricerca di potenziali opportunità profittevoli e speculazione a breve termine.

Gli indici sono interconnessi tra loro, dal momento che le economie dei vari Stati (globalizzazione) sono sempre più legate. Ciò porta a pensare che difficilmente un indice si muoverà in una direzione completamente opposta rispetto agli altri. Ecco perché è molto importante osservare sempre l’andamento degli indici di borsa europei : Dax, Cac40, Ibex35, Aex, Lse. Senza dimenticare i colossi : NYSE, Nasdaq, S&P500, Hang Seng.


E’ stato stabilito come valore base quello dell'indice MIB30 alla chiusura delle negoziazioni del 31 ottobre 2003 (10.644) ed è arrivata a toccare la quota di 43,775 prima della grande crisi. I valori storici dell'indice FTSE MIB sono stati ricalcolati a partire dal 31 dicembre 1997 (24.402).
Proprio nel 2009, gli investitori videro abbattere un altro record arrivando a 17.967,91 punti base, un dato che ha mostrato la natura speculativa dell’economia italiana. A differenza del resto del mondo che nel 2010 visse un periodo di ripresa, l’indice ha continuato a calare fino al 2012 (governo Monti, con lo spread dei Bond che viaggiava su livelli record) dove il valore è sceso a 12.967,91 punti.

Il FTSE MIB in questi 10 anni si è mosso in maniera piuttosto ciclica (un ciclo al rialzo quando le fluttuazioni successive toccano punte sempre maggiori e, viceversa, un ciclo al ribasso quando le fluttuazioni successive toccano livelli sempre minori), Il 2014 è stato un anno di parità ma proseguendo con le performance nel corso del tempo ricordiamo il caso del 2016, un anno di forti perdite (-10,2%) legate all'andamento dell'economia globale in generale, al calo del prezzo del petrolio, al rallentamento della crescita cinese, agli scandali che hanno riguardato alcune banche italiane (la Monte dei Paschi di Siena (MI:BMPS)), e la vittoria della Brexit.

L’altro grande crollo c’è stato a seguito del Coronavirus nel 2020 dove ha toccato i 25.478 punti (febbraio) e i 14.894 punti (marzo). Di conseguenza, la differenza percentuale tra il massimo e il minimo nell’intero anno è stata pari al 71,1%, bruciando circa 46 miliardi di euro (una cifra da record!) recuperando nel quarto trimestre 35 miliardi (+11%). La peggiore seduta (-16,9%) è stata il giorno in cui Christine Lagarde (BCE) ha dichiarato che non era compito della banca centrale chiudere gli spread. I tre settori che hanno sofferto di più l’impatto della crisi sono il settore petrolifero, la cui capitalizzazione è scesa del 54% , quello dei servizi (-21%) e la manifattura (-10%).
A salvarsi dal panic selling iniziale, sono state solo DiaSorin (+48,4%), Amplifon (MI:AMPF) (+32,76%), Recordati (MI:RECI) (+16,5%), Prysmian (MI:PRY) (+35,32%), Campari (MI:CPRI) (+13,8%), Nexi (MI:NEXII) (+31,99%) e Interpump (MI:ITPG) Group (+42,85%).

Lo scenario è mutato sensibilmente nei primi mesi del 2021, seguendo l’evoluzione della crisi politica e della discesa in campo dell’ex presidente della Bce, Mario Draghi. Lo spread Btp-Bund è sceso a 100 punti base facendo presupporre ulteriori cali e le stime sul Pil sono in crescita, +4,2% dell'economia sul 2021, secondo i dati contenuti nel World Economic Outlook, e un ulteriore +4.3% nel 2022. Il dato di quest'anno è di 1,2 punti superiore alle previsioni aggiornate lo scorso 26 gennaio. C'è stato un vero e proprio "effetto Draghi" che ha rispolverato il famoso “whatever it takes”.