Parola d’ordine: Recessione

 | 12.10.2022 09:02

Timori su rallentamenti economici e recessioni sono state ieri le principali apprensioni che sono pervenute dai mercati. A tenere banco in particolare gli allarmi suonati dalle principali banche USA, quali JP Morgan (NYSE:JPM) e Goldman Sachs (NYSE:GS), dall'Ocse al Fondo Monetario Internazionale e per concludere con lo stesso Presidente degli Stati Uniti Joe Biden - il quale ha cercato tuttavia medicare l’emorragia affermando come, qualora dovesse verificarsi, questa sarà leggera (“it’ll be a very slight recession”).

La risposta dei mercati è stata quella di correzione. Sebbene i listini abbiamo spesso mostrato maggiori timori nella lotta all’inflazione rispetto a quella di recessione, con notizie macroeconomiche negative che generano rialzi sui mercati, ostentando eventuali ostacoli al percorso aggressivo di rialzi dei tassi da parte delle banche centrali, ieri, nonostante la frenata sui rialzi dei rendimenti statali, i mercati hanno mostrato nervosismo chiudendo e scambiando per lo più in territorio negativo. Situazione che pone l’accento sul nervosismo che accompagna i mercati finanziari, nella settimana caratterizzata dalla lettura dell’inflazione a stelle e strisce (attesa per domani) e con la stagione delle trimestrali alle porte.

Ieri l’Ocse, ovvero l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha rilasciato la lettura dei Composite Leading Indicators – ovvero degli indicatori anticipatori compositi concepiti per anticipare i punti di svolta dell'attività economica rispetto al trend – per settembre evidenziano quel rallentamento nella maggior parte delle economie mondiali.
Tra le principali economie a settembre l’Italia registra un valore di 97.7, posizionandosi in penultima posizione, davanti solamente al Regno Unito il cui valore è pari a 95,7. Europa che accentua il rallentamento, posizionandosi ora al di sotto degli Stati Uniti (a settembre erano entrambe a 98.6 ora l'UE stanzia a 98.3 e gli USA 98.5.

Più diretto è stato il FMI, mettendo nero su bianco le previsioni di recessioni per il 2023 per Italia e Germania. Nel 2023 per il Belpaese è attesa una contrazione del Pil dello 0,2% (a luglio le attese erano +0,7%), così come per la Germania che segnerà -0,3% (contro lo 0,8% atteso a luglio). È non è tutto, una recessione tecnica è prevista nel corso del 2022-23 su circa il 43% delle economie con previsioni di dati trimestrali (31 economie su 72), pari a più di un terzo del PIL mondiale. E anche quando ci sarà crescita, sembrerà di essere in una fase di contrazione. 

Ovvero, riporta il capo-economista del Fondo Pierre-Olivier Gourinchas “in breve, il peggio deve ancora arrivare e per molti il 2023 suonerà come una recessione”.

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Di sicuro un deciso allarme per gli investitori, alle prese con le preoccupazioni dei rialzi dei tassi, livelli di inflazione a cui non si assisteva da oltre 40 anni e una sempre piu’ vicina recessione. 

“Mentre si addensano le nubi della tempesta, i responsabili politici devono tenere una mano ferma”. Questo l’inizio del report. Nuove sfide non solo per i banchieri ma anche per i politici, come la stessa FMI evidenzia con la politica di bilancio che non dovrebbe operare in modo incrociato con gli sforzi delle autorità monetarie per inflazione.