Vincent Martin | 27.09.2022 12:34
L’opinione diffusa suggerisce che Coca-Cola (NYSE:KO) sia il tipo di titolo da comprare al momento. La sicurezza di uno dei marchi più importanti del mondo dovrebbe dare stabilità.
Fonte: Investing.com
Ha senso. Il titolo KO è un successo pluridecennale e uno dei principali fattori dei ritorni superiori al mercato di Berkshire Hathaway (NYSE:BRKa) (NYSE:BRKb) di Warren Buffett. Shortare il titolo sarebbe da pazzi in qualsiasi contesto e aspettarsi un considerevole calo pluriennale è troppo pessimistico.
Ma ci sono degli aspetti da considerare. Nei passati downturn, il titolo Coca-Cola è crollato. Nel contesto che ha creato l’attuale selloff, la compagnia ha davanti un rischio reale che non sembra messo in conto. E, sebbene la performance della compagnia e del titolo sia straordinaria sul lungo termine, lo scorso decennio è stato mediocre.
Ci sono troppi rischi per considerare KO “sicuro”. Al momento giusto e al prezzo giusto, le azioni potrebbero essere allettanti ma, in questo momento, sopra i 58 dollari, il titolo Coca-Cola non è quello che sembra.
Il problema della crescita
Ultimamente, Coca-Cola ha registrato una performance superiore. Compresi i dividendi, ha restituito il 12% nello scorso anno, contro il 16% dell’S&P 500.
Ma anche dopo gli ultimi 12 mesi, KO resta indietro su base pluriennale. I ritorni su tre anni dell’S&P 500 sono del 30,8%, contro il 18,6% di Coca-Cola. Su cinque anni, l’indice è più che raddoppiato rispetto a KO; su un decennio ha fatto quasi lo stesso.
Gli affari semplicemente non sono cresciuti abbastanza velocemente. Dal 2013 al 2021, gli EPS rivisti di Coca-Cola sono passati da 2,08 a 2,32 dollari. Si tratta di una crescita dell’11,5% su otto anni, circa l’1,4% su base annua.
Nel 2013 Coca-Cola ha generato profitti rivisti al netto delle tasse di 12,2 miliardi. L’anno scorso, 12,4 miliardi.
Due punti a favore di Coca-Cola
Ci sono due fattori responsabili di questa performance stagnante.
Innanzitutto, l’enorme ristrutturazione per gran parte degli anni 2010. In particolare l’operazione di “refranchising “ che ha rivoluzionato la sua rete di imbottigliamento.
Il secondo fattore è l’impatto della valuta. In quegli otto anni, l’indice del dollaro USA è salito da 81 a 96, un rafforzamento di quasi il 20%.
Un dollaro più forte è negativo per i profitti di Coca-Cola, in quanto la compagnia ha più costi in dollari che entrate.
È sbagliato quindi dire che gli affari di Coca-Cola abbiano semplicemente smesso di crescere, e/o usare le entrate stagnanti al netto delle tasse per affermare che non crescerà più. La ristrutturazione sembra aver funzionato. Dopo un forte report sugli utili del secondo trimestre a luglio, Coca-Cola ha alzato le previsioni sull’intero anno fiscale . Persino in un contesto inflazionario i consumatori vogliono bere una coca-cola.
Questioni finanziarie
Ci sono due problemi chiave, però. Il primo è che anche un’impresa che va bene non può del tutto negare l’impatto dell’enorme recente impennata del dollaro. Escludendo l’impatto della valuta, Coca-Cola vede gli utili per azione rivisti salire del 14%-15% sull’intero anno fiscale. Tenendone conto, però, la crescita prevista è di appena il 5%-6%.
Ovviamente è un bel problema.
La seconda questione è che, nonostante il forte ribasso da metà agosto, KO è tutt’altro che economico. Le azioni sono scambiate a circa 24x gli EPS rivisti attesi per quest’anno.
È un prezzo che vale la pena pagare per la sicurezza? Alcuni investitori possono pensare di sì. Ma la storia ci viene in aiuto. Sia nel crash del 2008-09 che nel bust del 2000, il titolo KO aveva perso oltre il 30% del suo valore in meno di un anno. Un altro tonfo di questa portata non è certo da qui in poi, ma la storia dimostra che anche KO può essere vittima delle vendite sul mercato.
Ha senso considerare questi rischi a breve termine e comunque vedere una potenziale ipotesi a lungo termine. È probabile che questa ipotesi si realizzi.
Quello che non è ragionevole è presumere che il titolo KO sarà immune a quello che sta succedendo. Non è andata così in passato e quasi certamente non andrà così nemmeno stavolta.
Nota: Al momento della scrittura, Vince Martin non ha posizioni su nessuno dei nomi menzionati.
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