Petrolio russo: speranza per i sauditi, prezzi bassi per India e Cina

 | 31.01.2023 13:57

  • La Russia dice ai sauditi quello che vogliono sentire, mentre vende petrolio a prezzi stracciati
  • La situazione di Mosca mette in luce la difficoltà di combattere il price cap di 60 dollari al barile del G7
  • In arrivo nuovi tetti sul prezzo per il carburante russo, un ulteriore problema per il Cremlino
  • Si avvicina il terzo anniversario del famigerato scontro tra Russia ed Arabia Saudita sulle quote di esportazione di petrolio.

    Vedendo l’affetto e la diplomazia di questi giorni tra Vladimir Putin e il principe Mohammed bin Salman, ci si potrebbe chiedere come sia potuto accadere un simile conflitto. Proprio ieri, il leader russo ha chiamato il principe per rassicurarlo circa il supporto di Mosca nel mantenere la stabilità del prezzo del petrolio, secondo quanto reso noto dal Cremlino.

    Ma lo stesso giorno il Cremlino ha indicato che Putin ha autorizzato le compagnie petrolifere russe a vendere tutti i barili che vogliono a qualunque prezzo ritenuto appropriato per far muovere il greggio del paese, fortemente sanzionato, sul mercato globale.

    L’aumento delle esportazioni russe a prezzi stracciati, verosimilmente verso l’India e la Cina, danneggerà le vendite della compagnia nazionale saudita, Saudi Aramco (TADAWUL:2222) verso gli stessi paesi che costituiscono il suo principale mercato in Asia.

    E scombussola anche l’intento dei sauditi di limitare le scorte dell’OPEC+.

    L’organizzazione, che si incontrerà domani, dovrebbe lasciare invariati gli obiettivi di produzione concordati a dicembre dai 23 paesi che la compongono. I russi, a capo dell’OPEC+ insieme ai sauditi, dovrebbero inoltre ricordare al resto del gruppo il loro impegno nel mantenere la stabilità del mercato.

    La manovra russa di dare speranza ai sauditi e barili a basso costo ad India e Cina evidenzia la difficoltà di Putin di contrastare il price cap del G7 di 60 dollari al barile, cercando al contempo di mantenere gli impegni presi con l’OPEC+.

    Il Cremlino, parlando delle esportazioni russe, ha detto chiaramente che il governo “vieta le esportazioni petrolifere che aderiscono ai price cap dell’Occidente”.

    Ma ha anche indicato che consentirà alle aziende private russe di avere un maggiore controllo sulle esportazioni.

    Come se non fosse abbastanza, ha aggiunto una frase che sembra una condanna per i tori del petrolio: “Il governo russo non ha fissato un prezzo minimo per le esportazioni petrolifere”.

    È bastata a far crollare i prezzi del 2% entro la chiusura, dopo l’azione intraday bullish che a un certo punto aveva fatto salire il mercato del 2%.

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