Petrolio: tra teatro dell'assurdo e attesa beckettiana l'incontro è stabilito...

 | 05.06.2020 11:20

La perdurante indecisione manifestata in questi giorni rispetto alla convocazione del vertice Opec Plus fa impallidire il clima di attesa e suspense vissuto tra Franz Kafka e Milena Jesenskà durante gli anni venti, facendo riecheggiare, in alcuni frangenti, anche la celebre opera teatrale di Samuel Beckett sul tema dell’attesa… Un pò è quello che stiamo vivendo noi operatori di borsa, analisti, e tutti coloro i quali seguono l’andamento del petrolio. Come indossare i panni di Vladimiro ed Estragone, aspettando che qualcosa si palesi.

La notizia dell’annullamento dell’incontro previsto tra gli attori protagonisti dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio pone l’accento sul clima di incertezza e di rinnovata tensione, in realtà mai del tutto sopita, condita da continue scintille provocate da particolari atteggiamenti, come ad esempio quelli di Iraq e Nigeria che sono risultati, in diverse occasioni, non del tutto attenti, leggermente distratti, mettiamola così… nel rispettare gli impegni prefissati in relazione alla decisione sui tagli alla produzione, irrigidendo naturalmente Russi ed Arabi. Si immagina una strategia e dei tecnicismi per recuperare le quote produttive non rispettate. Proprio i sauditi, a tal proposito, hanno minacciato un aumento della produzione svincolandosi dai buoni propositi. Ma questo è solo uno dei tanti fattori che alimentano il valzer delle dichiarazioni e delle prese di posizione. Ultime fonti affermano che il Ministro dell'energia russo Alexander Novak ha comunicato la data della riunione dell'Opec Plus. Domani, sabato 6 giugno.

Storicamente uno dei fattori principali che ha condizionato parte delle politiche adottate dall’OPEC, già all’inizio del suo percorso, dal settembre del 1960 quando la sede è ubicata a Ginevra, è rappresentato dall’idea di contrastare la forza delle famose “Sette Sorelle” che non sta certo ad indicare il bestseller dell’autrice irlandese Lucinda Riley ma quelle aziende così chiamate da Enrico Mattei e che hanno avuto negli anni maggiore influenza nel settore, determinando il prezzo della materia prima. Questo per sottolineare come da sempre si osserva un film caratterizzato da un latente braccio di ferro. In fondo, approfondendo l’argomento, si intuisce che in realtà l’OPEC, sulla spinta iniziale del Venezuela, nasce in contrasto con il predominio delle “Sette Sorelle” e quindi di quelle importanti compagnie petrolifere americane ed inglesi. Determinati contesti si ripetono ciclicamente. Ricordo quando nel 2016 si decide praticamente di rudurre la produzione di circa 1,2 milioni di barili giornalieri per supportare i prezzi crollati a meno di 30 dollari a causa di un eccesso di offerta. Oggi il tema, soprattutto per quanto riguarda le preoccupazioni di Arabi e Russi, è incentrato prepotentemente sulla situazione delle quote di mercato minacciate in innumerevoli occasioni dagli Stati Uniti, grazie allo nascita ed allo sviluppo disarmante negli ultimi tempi delle compagnie shale oil ed i record di produzione, al netto di tutti i dibattiti sulle tecniche di estrazione.

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La Russia che a partire dal discorso effettuato da Michail Gorbacev nel maggio del 1992 a Fulton annuncia la fine della Guerra Fredda, sollevando quella cortina di ferro calata decenni prima da Winston Churchill, ha mostrato, almeno così sembra, un atteggiamento più morbido dichiarando in diverse occasioni la volontà nel cooperare anche se la tentazione di aprire ulteriormente i rubinetti dei pozzi già alla scadenza dell’accordo in essere ha rappresentato un tema in queste ultime settimane. Guerra Fredda che si è sostanzialmente spostata solo geograficamente. I dissapori tra Cina ed USA fanno tornare alla mente ciò che è accaduto già nell'agosto del 2019 quando il governo cinese blocca l'import dall'America dei prodotti agroalimentari, cosa che proprio in questi giorni si è nuovamente verificata. Vedi il caso della soia... (Invito i lettori a seguire i miei approfondimenti sulla mia pagina Facebook relativamente alle principali commodities) Queste tensioni destno forti preoccupazioni, con gli Stati Uniti sempre più determinati ad abbandonare quel percorso avviato negli anni settanta da Kissinger focalizzato nel dare man forte al dragone con l'intenzine di far rompere le catene che lo hanno costantemente caratterizzato e legato storicamente alla famosa rivoluzione culturale, implementando quella nuova strada, sicuramente irta di ostacoli, verso le prime riforme avviate da Deng Xiaoping, seppur ingabbiate per certi aspetti ad alcuni elementi del passato. Tornando al petrolio, gli Arabi sono intenzionati nel garantire una continuità rispetto alla decisione presa nell’ultima video-conferenza, immaginando addirittura di estendere i tagli programmati sino alla fine dell’anno in corso. Tuttavia, Riad e Mosca fanno percepire che l’attuale riduzione della produzione del greggio può estendersi di almeno un altro mese.

Il rialzo dei prezzi ha messo in evidenza l’importante decisione del famoso taglio dei 9,7 milioni di barili giornalieri, al netto chiaramente del crollo storico per motivi tecnici, legati alla scadenza del contratto, del rollover effettuato, della esposizione di US Oil Fund ecc ecc…tutte notizie egregiamente analizzate dagli analisti. La risalita c’è stata. Al momento della scrittura del mio articolo il WTI ha appena superato i 37,80 dollari al barile. L’obiettivo è riagganciarsi e ricoprire quel famoso Gap Down del lunedì 9 marzo all’apertura dei mercati asiatici.