Questa settimana attenzione puntata su FOMC e petrolio

 | 15.12.2014 12:23

h2 Forex News and Events/h2

Per i mercati dei cambi si apre una settimana ricca di appuntamenti, fra cui segnaliamo le decisioni di politica monetaria del FOMC, della BoJ e della Riksbank, i dati su inflazione e lavoro nel Regno Unito, le cifre sull’inflazione negli USA e in Canada, e il PIL in Nuova Zelanda. Il cambio EUR/USD ha aperto la settimana piatto, la direzione di fine anno dovrebbe farsi più chiara dopo il FOMC (mercoledì). L’EUR/CHF è sceso nell’area preoccupante di 2,0010/15. Altrove, l’USD/RUB ha toccato un nuovo massimo storico, mentre il greggio si stabilizza intorno ai 60 USD.

L’EUR/USD di consolida prima della riunione del FOMC

Inizio della settimana piatto per l’EUR/USD. I livelli tecnici marginalmente positivi probabilmente conferiranno supporto alla coppia prima della riunione del FOMC di mercoledì. Visto il rafforzamento soddisfacente dei dati sul lavoro negli USA, il miglioramento della crescita delle retribuzioni segnala una fiacchezza meno accentuata, gli operatori scommettono che la rimozione del passaggio “periodo di tempo considerevole” dalla forward guidance della Fed diventerà l’argomento di discussione chiave. Detto questo, la Fed manterrà una retorica flessibile per quanto riguarda la tempistica del primo rialzo del tasso sui fondi federali (FF) e i mercati dei tassi non sembrano avere fretta, la curva dei titoli di Stato americani è in calo. La rimozione del “periodo di tempo considerevole” dovrebbe riuscire a far alzare un po’ i tassi, ma non prevediamo miracoli dall’ultima riunione del FOMC del 2014.

La base incrociata a tre mesi mostra un miglioramento delle preferenze per l’EUR nei confronti dell’USD, poiché persistono le incertezze sulla tabella di marcia della Fed. Se questa settimana il FOMC non riuscirà a spronare i falchi della Fed, l’EUR/USD sicuramente passerà in zona di consolidamento rialzista, sopra la proiezione del canale discendente in atto da settembre a dicembre a 1,2575, e chiuderà l’anno senza un nuovo tentativo al ribasso (sotto l’1,2247 visto l’8 dicembre). Un’eventuale sorpresa aggressiva dalla Fed dovrebbe riattivare le scommesse sulla divergenza Fed/BCE e far restare la coppia all’interno della più ampia fascia di trend ribassista (1,2150/1,2585).

Breve nota sull’EUR/CHF

Nella settimana conclusasi il 12 dicembre, i depositi a vista della BNS sono scesi a 313 miliardi di franchi, mentre le pressioni al ribasso spingono di nuovo l’EUR/CHF nella scomoda area intorno a 1,2010/15. Siamo pronti a un intervento della BNS, se aumenteranno le pressioni sulla base a 1,20.

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RUB ai minimi storici nonostante l’intervento sui tassi

Il rublo ha aperto la settimana indebolendosi ulteriormente, scendendo ai minimi storici contro il dollaro USA. Mentre scriviamo, l’USD/RUB tocca un nuovo massimo storico pari a 58,8033. L’inaspettato aumento del tasso di 100 punti base della scorsa settimana non è riuscito a frenare le volatilità negative che interessano il RUB; ciò significa che sarà necessario un intervento sul tasso più aggressivo, perché la banca centrale (CBR) vuole procedere alla libera oscillazione già nel 2015. Si dice che la Banca Centrale di Russia stia sollecitando i tesorieri di banche ed aziende a emettere altri bond, finanziati attraverso il programma di pronti contro termine in valuta. Tuttavia, è opportuno segnalare che, alla luce dell’attuale ritmo dei deflussi di capitale dal paese, le riserve in valuta riusciranno difficilmente a fornire un sostegno oltre i prossimi tre trimestri. Il saldo di bilancio russo si attesta attualmente al -0,06% del PIL e si allargherà inevitabilmente, vista la flessione dei prezzi del petrolio. In effetti, le esportazioni di petrolio equivalgono a più del 50% delle entrate russe; poiché i contratti sul greggio quotano sotto i 60 USD, sarà difficile assistere a un indebolimento delle pressioni a vendere sul RUB.