Questa volta è diverso...

 | 17.03.2020 12:05

Questa volta è diverso è stato il titolo di un bel libro di due famosi economisti (Rogoff e Reinart) scritto subito dopo la crisi del 2008. Il titolo era ironico per stigmatizzare come, ogni volta, si dicesse che fosse diverso, ma in effetti, erano sempre gli stessi meccanismi che si verificavano durante tali eventi.

Oggi, invece, è veramente diverso. Politici, esperti, la gente comune, i risparmiatori sembrano tutti ragionare e pensare nello stesso modo di altre crisi che periodicamente si ripetono.

Ma questa crisi è differente per 2 motivi fondamentali; 2 motivi che stravolgono ciò che è sempre stato e rendono inutili alcune azioni che, seppur necessarie, risultano ininfluenti.

Il primo motivo è che rispetto alle altre crisi che sono state di tipo economico-finanziario e nascevano dall'interno del sistema con caratteristiche ben identificate, questa volta l'abbrivio è arrivato da un elemento esterno e non riconducibile ai fattori economici e finanziari

Il secondo motivo, conseguenza del primo, ma fondamentale per rendere unica questa crisi, è che il problema si trova dal lato dell'offerta.

Normalmente le crisi hanno come punto centrale un calo della domanda: calano i redditi, i consumi e la produzione e l'offerta si deve adeguare riducendo le quantità, il fatturato e i dipendenti. Una catena ben chiara. Le quantità di denaro che vengono immesse sul mercato dovrebbero aiutare a recuperare e ricostituire quella domanda che è andata persa durante la difficoltà.

La crisi dell'offerta cambia tutti i paradigmi. Scuole chiuse, aziende chiuse, commercio chiuso, confini chiusi, impossibilità di muovere merci e persone creano una crisi dell'offerta. E senza precedenti. Con conseguente produzione che si blocca, flussi finanziari che si annullano, consumi fermi, la voro che si perde e PIL in picchiata. Il FMI e i 1.000 miliardi, la FED 700 miliardi, ma le borse scendono e non intaccano minimamente il trend al ribasso, anzi, sembra lo facciano aumentare.

In una crisi di offerta, l'immissione di denaro serve a poco. Certo, aiuta a mantenere chi si trova senza liquidità e con difficoltà nel sostenere i pagamenti, ma non ferma il calo economico e non aiuta la crescita. Per meglio comprendere, con un esempio, sarebbe come dare dei soldi a proprio figlio per andare ad acquistare un vestito o delle scarpe con il problema che nessun negozio è aperto, che nessuno vende e anche su internet, con i trasporti attuali non sai se e quando arriverà.

Ma tutti continuano a stampare soldi, perchè non sanno cosa fare, come affrontare una situazione che costringe ad operare su un terreno sconosciuto. La crisi da mancanza di offerta può essere devastante cambia i rapporti economici, politici, commerciali. Non sai di preciso come cambierà la geografia politico-economica, quali paesi resisteranno, chi saprà risollevarsi e chi invece non ce la farà. Recessione, crollo del PIL, perdita di lavoro. Non se ne conosce la durata, la sua evoluzione e, alla fine, quanto si sarà realmente perduto. Per non parlare del sistema bancario che rischia il tracollo. E non ultimo un costoso sistema sociale da tenere in vita.

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In una crisi d'offerta, anche nel momento in cui finisse la causa che lo ha generato, il recupero non è scontato; non si ricomincia da dove ci si è fermati. Cambia il mondo. Cambiano i paradigmi, i presupposti.Cambiano anche le modalità. I consumi non tornano immediatamente quelli precedenti alla crisi, come se nulla fosse successo. E molte aziende non ci saranno più, molti resteranno senza lavoro.

I primi dati usciti che scontano l'effetto crisi da offerta sono emblematici:

h2 CINA/h2

Produzione industriale a febbraio da +6,9% a -13,5%

Vendite al dettaglio da +8% a -20%

Tasso di disoccupazione da 5,2% a 6,2%

USAIndice NY Empire State da +12,9 a -21,5

GERMANIA

Indice dello ZEW tedesco sul sentimento dell'economia da +8,7 a -49,5

EUROPA

Sentimento di fiducia europeo da +10,4 a -49,5

I mercati anticipano sempre il futuro. Ed è questo futuro devastante che stanno scontando. Un futuro che avrà una crisi, come detto da molti, lunga e profonda.

Una crisi nella quale non si intravede la via d'uscita; si è su una discesa ripida senza che si sappia dove sia la fine e senza che si possa tradurre in numeri, quindi quantificare, il danno che ne deriva. Senza sapere come e dove si toccherà il fondo e cominciare a rialzarsi.

Ecco perchè il basso delle perdite può non essere abbastanza basso ed ecco perchè finchè non sarà visibile un quadro che faccia comprendere o ipotizzare una fine e una azione che faccia intuire che si ha il controllo della situazione sarà difficile. al dilà di qualche rimbalzo, poter vedere le borse risalire.

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