Rischi di breve termine, ma la Thailandia appare solida

 | 07.11.2016 10:11

Il nostro ultimo viaggio in Thailandia ci ha fornito importanti risposte. Dopo la morte del Re Bhumibol, la situazione politica rimane stabile e la popolazione appare unita. Non c'è una tempistica predefinita per la sua successione, ma il punto critico è rappresentato dalle elezioni generali programmate per il 2017. Tuttavia, non ci aspettiamo ripercussioni sulla crescita e nelle stime per il Q4 (sopra il 3.5% nel 2016).

La Bank of Thailand a Settembre ha segnalato miglioramenti sia nei consumi che negli investimenti. I consumi privati sono cresciuti dello 0.1% su base mensile, e gli investimenti privati crescono. Anche il settore agricolo segnala miglioramenti (12.4% annuale a Settembre). La produzione manifatturiera è cresciuta dello 0.6% annuale, e a Settembre il turismo è leggermente calato (-0.7% di arrivi): il settore rimane però in forte trend positivo su base annuale.

Da metà 2014 la crescita del turismo è davvero impressionante. Anche l'export mostra dati confortanti, e ciò permette un surplus delle partite correnti di 2.9 miliardi di dollari. Mentre la ripresa globale è inferiore alle medie storiche, la Thailandia continua a mostrare stabilità e crescita. I principali fattori di rischio non hanno natura domestica, ma sono problemi legati ai mercati sviluppati. USDTHB potrebbe apprezzarsi ma limitatamente, e crediamo che la BoT possa restare alla finestra, a meno di movimenti disordinati ed eccessivamente volatili.

Un importante fattore di rischio è chiaramente rappresentato dall'8 Novembre.

Tuttavia, la liquidità a costo zero dovrebbe continuare a guidare l'andamento degli asset, ancor più dei fondamentali. Le elezioni americane e le relazioni tra Eurozona e Regno Unito costituiscono elementi di distrazione, ma fino a un cambio strutturale delle politiche monetarie in atto i mercati emergenti dovrebbero restare in salute.

Recentemente i rendimenti globali sono cresciuti, creando volatilità e vendite nel mercato dei bond, ma tale effetto dovrebbe presto rientrare permettendo ai mercati emergenti di continuare a beneficiare di importanti flussi di denaro in entrata.

Qualora non fosse così, e in caso di ulteriori vendite dei bond su scala globale, vanno tenute d'occhio le commodity currencies e i paesi con più elevato deficit, in quanto le loro valute saranno le prime ad essere vendute.