Scorte e geopolitica dominano il mercato delle materie prime, dollaro debole

 | 25.07.2018 11:29

Le questioni delle scorte e della domanda tornano a determinare la direzione dei mercati delle materie prime, con la geopolitica che gioca un ulteriore ruolo fondamentale per il greggio, dopo lo scontro di Donald Trump con la Fed sugli aumenti dei tassi che ha fatto aumentare l’enfasi sui fondamentali non-monetari.

Pochi presidenti degli Stati Uniti hanno cercato di dire alla Federal Reserve cosa fare con la politica monetaria e resta da vedere se Trump riuscirà a trionfare.

Lo sconcerto che ha espresso circa la preferenza della banca centrale di un dollaro forte, però, ha scatenato sufficiente costernazione nei circoli del forex da lasciare il USD ad oscillare senza una direzione chiara dopo il crollo giornaliero di venerdì che è stato il peggiore in tre settimane. E questo nonostante gli indici manifatturieri PMI sia negli USA che in Europa abbiano superato le aspettative ieri, mentre lo scontro commerciale tra USA e Cina prosegue senza sosta. Deutsche Bank è riuscita a riassumere l’umore in una nota di ieri affermando: “Dopo tutto l’entusiasmo seguito alle varie notizie della fine della scorsa settimana, le ultime 24 ore si sono dimostrate essere, al confronto, piuttosto monotone”.

Con un dollaro sottotono che incide appena sulle materie prime questa settimana (rispetto alla settimana scorsa quando la sua impennata ha reso più costoso il possedere di tutto, dagli energetici ai metalli ai prodotti agricoli), l’attenzione torna sulle scorte delle materie prime.

Dati sul greggio USA e battibecco con l’Iran al centro della scena

Sul mercato del greggio, tutti gli occhi saranno puntati sui dati sulle scorte USA per la settimana terminata il 20 luglio pubblicati dalla Energy Information Administration (EIA) alle 10:30 ET (14:30 GMT). Ci si aspetta un calo di oltre 2,3 milioni di barili, rispetto alla settimana precedente quando è stato registrato un aumento di quasi 5,9 milioni di barili.

L’American Petroleum Institute (API), un gruppo del settore, ha alimentato le aspettative dei tori del greggio ieri riportando un calo di 3,16 milioni di barili per la settimana scorsa. Il campione per le scorte API è molto più piccolo rispetto a quello dell’EIA e vi contribuiscono volontariamente membri del settore, al contrario del report obbligatorio richiesto dall’agenzia governativa. Sebbene i dati di solito siano differenti, in alcune occasioni i dati API hanno previsto quelli dell’EIA.

La riduzione delle scorte petrolifere negli Stati Uniti e all’estero ha fatto aumentare le aspettative degli investitori di una carenza delle scorte globali e alcuni operatori dei mercati hanno avvertito che persino una piccola interruzione della produzione potrebbe comportare una “pericolosa” volatilità del prezzo. Con le scorte USA già vicine al minimo di 3 anni, non si può sottovalutare l’importanza che avrebbe il fatto che l’API abbia ancora una volta ragione con le sue stime di un calo maggiore del previsto. Oltre al crollo delle scorte, ci sono chiari e attuali segnali di interruzione delle forniture per via di vari fattori geopolitici in Iran, Libia e Venezuela. Su tutti, emerge la disputa tra USA e Iran.

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Sul fronte della domanda, il Consiglio di Stato cinese ha annunciato un aumento delle spese, agevolazioni fiscali e bond speciali per le spese per le infrastrutture, altro segnale positivo per il greggio.

“Con la capacità di produzione petrolifera di riserva globale a meno del 2% della domanda e la prospettiva di un aumento della richiesta dalla Cina, prevediamo dei rischi inclinati al rialzo a lungo termine”, afferma Phil Flynn, analista degli energetici del Price Futures Group di Chicago.

A breve termine, i grafici mostrano che il greggio USA West Texas Intermediate (WTI) potrebbe tornare al livello di 70 dollari al barile sotto il quale è sceso la scorsa settimana. Le letture di Fibonacci di Investing.com su base giornaliera per il WTI pongono una prima resistenza a 68,99 dollari, la seconda a 69,34 dollari e la terza a 69,89 dollari. Il pivot è a 68,44 dollari.