Calogero Selvaggio | 07.05.2021 08:57
"Articolo scritto in esclusiva per Investing.com da Calogero Selvaggio."
Il 16 gennaio 2021 la grande fusione nel mondo dell’auto ha finalmente preso vita.
Il nome deriva dal verbo latino “stello” ossia “essere illuminato dalle stelle”, rendendo omaggio alla storia delle due società fondatrici (Fca e Psa). "Stellantis" è utilizzato come "Corporate Brand", quindi i singoli marchi che compongono il gruppo rimangono invariati.
Per intenderci, il "Corporate Brand" è la marca che viene associata ad altre "marche" aziendali, al fine di rafforzare la "Brand Identity". Tutto ciò consente di avere un vantaggio sui competitor, perché permette di diffondere delle caratteristiche della propria offerta distintive rispetto alla concorrenza.
La fusione al suo interno racchiude:
Abarth
Alfa Romeo
Chrysler
Citroen
Dodge
DS Automobiles
Fiat (MI:STLA)
Fiat Professional
Jeep
Lancia
Maserati
Monpar
Opel
Vauxhall
Peugeot
Ram Trucks
Ma partiamo dall'inzio ...
Un progetto che nel caso di FCA parte da molto lontano visto che già Marchionne diversi anni fa aveva sottolineato proprio l'importanza delle fusioni per affrontaremle sfide della mobilità. Infatti, pensava che nel prossimo futuro "non ci fossero stati più tanti piccoli costruttori, bensì pochi macro Gruppi automobilistici."
Il 31 ottobre 2019 il gruppo PSA ed FCA iniziano a strutturare l’unione delle due case automobilistiche prevedendo ampi margini derivanti dalla forza del gruppo FCA in America e da quella europea del gruppo PSA, e soprattutto, dalla forza dei singoli brands nei segmenti luxury, premium, veicoli passeggeri, SUV, truck e veicoli commerciali.
A fine 2019, viene raggiunto l’accordo e quindi vengono poste le basi per la nascita di Stellantis con John Elkann presidente.
I principali azionisti del gruppo sono: Exor (MI:EXOR) con il 14,4% , la Famiglia Peugeot con il 7,2% , lo Stato Francese che detiene il 6,2% attraverso "Bpifrance" , i cinesi di DongFeng possiedono il 5,6% , Tiger Global il 2,4% , UBS Securities l' 1,6% e The Vanguard Group lo 0,96% . La sede operativa del nuovo gruppo si trova ad Amsterdam.
Il processo di "fusione" non è stato per niente semplice visto che è stato complicato dalla pandemia.
Ci sono state polemiche sul fronte italiano, soprattutto dopo che FCA ha ottenuto un prestito con garanzia del governo italiano per superare la crisi causata dal COVID-19. Per ottenerlo, ha dovuto garantire che avrebbe continuato ad investire nella filiera italiana (motivo per cui i francesi temono i ridimensionamenti nei loro siti produttivi).
A tutto questo si è poi aggiunto, il documento presentato alle Borse dove è stato dichiarato che a livello contabile c'è stata "un’acquisizione inversa"
(Quando una società privata acquisisce una società pubblica per diventare pubblica. Questo tipo di transazione a volte può essere indicata anche come offerta pubblica iniziale inversa IPO), infatti, è emerso che i soci di PSA hanno un maggiore peso nel nuovo consiglio di amministrazione. Nonostante i membri nominati da PSA ed FCA siano 5 per entrambi, la guida operativa è stata affidata a Tavares (ex CEO di PSA). Quindi su un board di 11 amministratori ne avremo 6 di PSA e 5 di FCA. Inoltre, il documento mostra che i soci che in precedenza controllavano PSA complessivamente detengono il 19% delle azioni contro il 14,4% degli Agnelli, ovvero Exor. Infine, gli azionisti PSA, a fusione avvenuta hanno corrisposto un premio di acquisizione, cioè la differenza nel corrispettivo di acquisto, ovvero il prezzo pagato dalla società acquirente (PSA) agli azionisti della società target (FCA) e il valore di mercato ante fusione della società target. Tutto ciò, ovviamente, ha portato ad altre critiche.
PSA, oggi, è avanti nel settore delle auto elettriche.
Ci sono diversi modelli come la Peugeot e-208 per esempio, si tratta di vetture che poggiano tutte sulla piattaforma CMP (base per auto elettriche e con motore termico) che permette di costruire sia modelli endotermici che elettrici. Ma la vera carta vincente del gruppo è la piattaforma eVMP pensata per le elettriche di nuova generazione e l'alleanza con Total sul fronte delle batterie. FCA è, invece, molto più in ritardo su questo fronte.
Nel primo trimestre 2021 (5 maggio) Stellantis ha registrato una crescita dei ricavi pari al 14% a 37 miliardi di euro grazie ai maggiori volumi soprattutto in Nord America e in Europa, che si confrontano con un dato analogo di 32,4 miliardi nel primo trimestre 2020. I dati sono entrambi pro-forma, per quel che riguarda il primo trimestre 2021 sono calcolati come se la fusione tra FCA e PSA fosse avvenuta il primo gennaio, mentre per il 2020 non sono considerate le vendite di Faurecia, la divisione di componenti che non fa più parte del gruppo. Il nuovo gruppo ha consegnato 1,56 milioni di autovetture, in crescita dell’11% rispetto agli 1,41 milioni dello stesso periodo del 2020.
Un punto delicato che impatterà negativamente sul secondo trimestre sarà la carenza di semiconduttori (chip utilizzati per calibrare l’iniezione delle auto, far funzionare i sistemi di infotainment o per controllare la velocità) a livello annuo. La mancanza di chip al momento sta influenzando 8 sui 44 stabilimenti del gruppo, e si pensa che il problema probabilmente continuerà ad avere un impatto sull'intero settore auto fino al 2022.
Nonostante ciò il mercato dell'auto quest'anno sarà in forte crescita in quasi tutte le aree del mondo, per questo Le previsioni rimangono inalterate
per il Nord America (+8%), il Sud America (+20%), l'Europa (+10%), il Medio Oriente e l'Africa (+15%), l'India e l'Asia (+10%) e infine la Cina (+5%). Potremmo vedere il titolo chiudere il 2021 con un margine operativo adjusted (indicatore di redditività) compreso tra il 5,5% e il 7,5%, escludendo altri lockdown significativi.
In Borsa, dopo i conti il titolo ha registrato un +7% .
Superando i 14,90 euro si riporta verso l'area 15,40 - 15,50 euro (possibile supporto), con target price a 17,5 euro.
Il flusso di notizie misto, accompagnato da una scarsa preoccupazione sull'impatto della carenza di chip per l'intero esercizio farebbe alzare notevolmente il target price a quota 20 - 22 euro con un potenziale upside (Differenziale tra prezzo attuale e prezzo futuro) di oltre il 48% rispetto alle quotazioni attuali.
Al ribasso, se l'area 15,5 euro facesse da resistenza, vedremo il prezzo sotto i 14,4 euro fino a ritornare a quota 13,7 euro.
Concludendo, possiamo dire che nel primo trimestre dopo la fusione, Stellantis ha riportato forti ricavi, trainato dai grandi volumi e un effetto positivo nonostante le difficoltà dovute alla carenza di semiconduttori a livello globale.
Ma il processo di elettrificazione, così come la sempre più decisa entrata nel mercato cinese saranno alcune delle principali spinte per il titolo nella seconda parte dell'anno?
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