Tra inflazione, tassi in aumento e QT: l’arduo compito delle banche centrali

 | 28.09.2022 14:14


Non è un mistero che i rendimenti delle obbligazioni governative sono in continuo aumento, fatta eccezione per una breve pausa estiva. I tassi sui decennali di tutti i principali paesi, europei e non, sono aumentati considerevolmente da agosto a oggi. Basti pensare che il decennale italiano a metà agosto rendeva il 3% ed oggi circa il 4,8%: stiamo parlando di circa 180bps in neanche un mese e mezzo.

Stessa sorte, seppur da punti di partenza più bassi e con impatti meno rilevanti, è toccata alla Germania, passata dallo 0,9% di metà agosto al 2,2% di oggi (+130bps), alla Francia, dall’1,5% di agosto al 2,8% di oggi (+130bps), alla Spagna, dal 2% di agosto al 3,4% di oggi (+140bps) e infine agli USA, passati dal 2,8% di agosto al 3,9% di oggi (+110bps).

Sorte peggiore è toccata invece al Regno Unito che, anche per cause riconducibili a politiche economiche / fiscali interne, hanno visto il rendimento dei bond decennali aumentare dal 2% di agosto al 4,2% di oggi (+220bps) con punte al 4,5%, prima delle dichiarazioni della Bank of England.

Proprio oggi infatti la BoE ha annunciato di aver fermato il piano di vendite dei Gilt a bilancio, previsto per la prossima settimana, con la speranza di attenuare il caos delle ultime settimane sul mercato dei bond.

E le altre banche centrali? La FED sembra al momento l’unica a continuare il programma di alleggerimento di bilancio, seppur con il freno a mano tirato, in quanto la BCE, dopo un calo rilevante degli asset a bilancio registrato a luglio, sembra sia tornata sul mercato, in modo cauto e in netta controtendenza, a comprare altri titoli, specialmente nella settimana 16-23 settembre con acquisti netti pari a circa 20Bln€.