Trading con la Yellen: fisco, Cina e dollaro

 | 22.01.2021 11:37

Dopo la ventata di entusiasmo portata sui listini dall’annuncio del maxi piano di stimoli da 1900 miliardi dollari, gli investitori cominciano a interrogarsi su quelle che saranno le prossime mosse del nuovo segretario al Tesoro dell’amministrazione Biden, Janet Yellen.

Proprio lei, nell’età felice pre-Covid, si interrogava su come si potessero forzare tutti i dogmi e le ortodossie degli economisti per creare più opportunità di lavoro per tutti, ridurre le diseguaglianze, aiutare le minoranze sfavorite. Ed era un’America con il 3,5% di disoccupati. Al timone della Federal Reserve, più volte lei aveva denunciato i limiti della politica monetaria.

I tassi d’interesse possono scendere sotto zero, la banca centrale può inondare l’economia di liquidità, ma questo non cura problemi strutturali come la disoccupazione nascosta, il precariato sottopagato, le diseguaglianze che si dilatano. Il paradosso è che proprio la politica monetaria d’emergenza, gonfiando la bolla della Borse, ha reso ancora più ricchi i miliardari allargando le distanze con il resto della popolazione e adesso, Janet pensa a come elevare la pressione fiscale sulle fasce più ricche della popolazione.

Questo potrebbe preoccupare non poco gli investitori,visto che ciò potrebbe in qualche modo arrestare la corsa del comparto azionario.

Yellen si è espressa anche sulla Cina e sul dollaro.

Sulla prima ha lasciato chiaramente intendere come l’America non resterà inerme di fronte a comportamenti scorretti, e che affronterà le pratiche commerciali sleali, ingiuste e illegali , inclusi i sussidi illegali alle aziende e il furto di proprietà intellettuale.

Chi pensava che con la fine dell’era Trump ci sarebbe stato un deciso cambio di rotta in termini di politica estera con i cinesi, sarà rimasto deluso.

La popolazione americana, fino a pochi anni fa, prima di Xi, aveva una visione positiva della Cina. Ma ora no, non la pensa come prima

Durante questi ultimi anni di “trade war” tra i due Paesi, tra dollaro e yuan c’è sta una corsa al deprezzamento. Se il contesto resterà lo stesso, dobbiamo tenere sicuramente in conto questo fattore se vogliamo avere successo sui mercati.

Capitolo Dollaro. A differenze di Trump che spingeva e pressava la Fed per avere un dollaro debole, essenziale a suo dire per spuntarla nella Trade War con la Cina, Janet ha affermato che non “pretenderà” un dollaro debole, ma che sarà felice di vederlo dove lo collocheranno i mercati. A chi gli chiedeva se il dollaro al momento si stesse deprezzando in maniera esagerata, ha risposto che il mercato è perfettamente in grado di definire il valore del biglietto verde in maniera autonoma, e che quindi lascerà che questi faccia il suo corso.

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In realtà, a mio avviso, in queste affermazioni il segretario al tesoro è stato piuttosto furbo ,perchè è evidente la direzione che ha preso il dollaro, siamo sui minimi registrati nel 2018, e quindi si è tirata fuori da queste delicate  dispute visto che una valuta debole, ad oggi, fa sempre comodo a un Paese che vuol esser forte.


Fatte tutte queste considerazioni, adesso è il momento di provare a trarne vantaggio.

In relazione a quanto esposto, un contesto del genere potrebbe lasciar presagire un quadro piuttosto simile a quello degli ultimi anni, con il dollaro che sembra orientato a testare i minimi registrati nel 2018.

Anziché andare a intervenire direttamente sul cambio usd/cny, poiché sappiamo quanto la valuta cinese sia manipolabile dalle autorità cinese, potremmo valutare di prendere posizioni corte su usd/jpy, che negli ultimi anni ha risentito più di tutti di questo contesto.

Graficamente troviamo delle ottime conferme. Il trend è chiaramente ribassista, e la major sembre sempre più orientata verso l'area di supporto posta a 100-101, dove troviamo i minimi dell’ultimo quinquennio.

Personalmente questa sarà la mia vision, fino a che i prezzi oscilleranno al di sotto della resistenza dinamica in D1 e della mediana di Bollinger in W1. Un’altra importante conferma che attendo, è la chiusura della candela mensile al di sotto della media a 200 periodi, che potrebbe avvalorare ulteriormente le mia tesi.