Tranquillità…Turchia a parte…

 | 07.08.2018 10:08

Martedì 7 Agosto

Mentre i volumi si inaridiscono giorno per giorno, la price-action perde progressivamente di direzionalità. Si fa onestamente anche più fatica ad estrarre una narrativa che descriva con una certa coerenza il comportamento del mercato.

Ieri la sessione è risultata tranquilla perlomeno in relazione ai recenti temi caldi. I governativi italiani hanno dato qualche cenno di ripresa (una manciata di punti base), consolidando il recupero di venerdì pomeriggio, forse aiutati alle dichiarazioni del ‘pompiere’ Tria secondo cui i piani di spesa discussi sarebbero compatibili con i target europei (come lo possano essere la flat tax e il reddito di cittadinanza lo scopriremo solo vivendo…).

Lo yuan si è stabilizzato a una certa distanza dai minimi toccati venerdì mattina, pur senza riuscire a costruire un recupero significativo sulla misura macroprudenziale per difendere la valuta (riserva obbligatoria sui forward) imposta dalle autorità, mentre l’azionario cinese (Shanghai Composite) ha messo a segno un corposo rimbalzo (+1.5%) che ammorbidisce al margine la recente sanguinosa striscia negativa (aveva perso 7.1% nelle 8 sessioni precedenti).

I titoli tecnologici hanno moderatamente sovra-performato il resto di Wall Street (S&P 500 +0.3%, Nasdaq +0.6%). Il tutto con le curve dei tassi in leggera discesa e il rendimento del 10Y Treasury che mantiene un certo margine (2.94%) rispetto alla temuta soglia psicologica del 3%.

L’elemento forse più notevole del quadro generale è la rimarchevole resilienza dei mercati azionari, soprattutto quello americano, anche al cospetto di una retorica protezionistica tra Stati Uniti e Cina che non accenna a moderarsi.

La chiusura del CBOE Volatility Index di ieri (11.27) è la più bassa dalla mini-crisi di inizio febbraio.

Anche la price-action nel mondo del credito è coerentemente benigna: lo spread della carta speculative (5Y CDX HY spread) è sceso a 325bp, il punto più basso da fine febbraio.