Trump minaccia nuovi dazi sulla Cina, saltano le scommesse sulle materie prime

 | 06.05.2019 10:17

Uno dei motivi per cui le materie prime sono tornate all’assalto ad un anno dalla crisi finanziaria è stata l’idea che l’ampio intervento pubblico fosse riuscito a ridurre l’incertezza ed i rischi sistemici nel settore finanziario. Se dovesse esserci una crisi finanziaria 2.0 con Donald Trump, saremo fortunati ad essere così ottimisti.

La propensione del Presidente USA a prendere decisioni politiche su due piedi tramite Twitter rappresenta una delle principali fonti di instabilità dei mercati al momento. Dai tweet per dire all’OPEC cosa fare sul greggio, alle costanti pressioni sulla Fed per ridurre i tassi di interesse, Trump è stato un’incognita come nessun’altra sui mercati, materie prime incluse.

E ieri è tornato nel suo elemento quando ha twittato che alzerà i dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi prima della fine di questa settimana e che ne prenderà “presto” di mira altre centinaia di miliardi, in quanto si è detto scontento dei tentativi della Cina di tirare per le lunghe un accordo commerciale tra i due paesi e “rinegoziare” quello che era stato deciso negli ultimi cinque mesi. In seguito alla tregua sui dazi a novembre tra i due paesi, sono stati tenuti vari round di negoziati ed entrambe le parti hanno parlato della possibilità di un accordo.

h3 La mossa di Trump aumenta i rischi ribassisti per greggio, rame, soia/h3

Di conseguenza, l’ultima palla ad effetto lanciata da Trump contro la Cina fa aumentare enormemente i rischi ribassisti per i prezzi di greggio, rame e soia, tutti prodotti di cui la nazione asiatica è un grande consumatore. I prezzi del greggio e della soia sono crollati di circa il 2% negli scambi asiatici di questo lunedì ed il rame ha perso oltre l’1%, sulla scia del calo globale trainato dal tonfo di 450 punti dell’indice Dow a Wall Street e dal crollo del 5% delle borse cinesi.

Sapendo quanto sia volubile Trump, potrebbe uscirsene con un tweet rassicurante sulla Cina fra un giorno o due, soprattutto se i negoziatori cinesi sul campo riusciranno a convincere le controparti statunitensi della serietà delle loro intenzioni di siglare un accordo che piacerà al presidente.

Il team di Trump potrebbe inoltre limitare i danni: il consulente economico della Casa Bianca Larry Kudlow già ieri ha affermato che il presidente intendeva semplicemente spingere i cinesi ad accelerare l’accordo, e non dare seguito alle minacce contro di loro. Tali interventi compensativi potrebbero rimettere in piedi le borse facendo loro recuperare tutte le perdite prima della fine della settimana.

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