Turchia: analisi della situazione sul tasso

 | 09.07.2014 12:56

h2 Forex News and Events

A maggio la produzione industriale turca ha fatto registrare una contrazione inaspettata dell’1,0% m/m, che ha fatto scendere il ritmo della produzione annua al 3,3%. Dal punto di vista macroeconomico, la notizia non è particolarmente esaltante, ma le implicazioni sulla piattaforma monetaria mantengono intatta la propensione per la TRY. In scia ai dati sulla produzione, l’USD/TRY estende le perdite, scendendo a 2,1213 (mentre scriviamo); ieri, per la prima volta dal 28 gennaio (giorno precedente il rialzo del tasso di emergenza operato dalla BCT dopo che la lira aveva toccato quota 2,39 contro l’USD), il tasso medio dei pronti contro termine ha raggiunto l’8,01% a Istanbul.

Ci sono vari motivi che spiegano il “rafforzamento” della TRY. Alcuni ritengono che il rallentamento della produzione industriale deteriorerà la domanda interna e quindi le dinamiche inflattive nei prossimi mesi. Il calo dell’inflazione dovrebbe spianare la strada a tassi più bassi, volti a ridare vigore alla debole attività industriale e stimolare così la crescita. Le prospettive di un aumento della crescita dovrebbero, di conseguenza, attirare i flussi di capitali internazionali, ecco spiegato lo sviluppo positivo per la TRY.

A nostro avviso, la vera ragione della forza della TRY è semplice: i flussi internazionali per le operazioni di carry-trade continuano a preferire le valute dei paesi emergenti ad alto rendimento, quindi la lira turca e gli investimenti in TRY. Inoltre, da un mero punto di vista economico, è più probabile che la debolezza della produzione industriale riesca a sostenere l’inflazione dei prezzi al consumo, a meno che non vi sia una brusca flessione della domanda interna. È la banale legge della domanda e dell’offerta, cui aggiungiamo l’inevitabile dimensione geopolitica. Le continue tensioni in Iraq e la conseguente curva dell’energia più alta e ripida non sono buone notizie per le prospettive di crescita della Turchia e nemmeno per i livelli d’inflazione. Infine, le incertezze politiche in vista delle elezioni presidenziali turche (che si svolgeranno ad agosto) fanno aumentare il rischio di volatilità negativa per la TRY, quindi raggiungere un quadro disinflattivo nei prossimi mesi si fa ancora più arduo. Alla luce dei fattori sopraelencati, la Banca Centrale di Turchia dovrà assumere una posizione da falco alla riunione del 17 luglio.

Una cosa è certa: il futuro delle dinamiche dei prezzi al consumo in Turchia rimane un’incognita. Considerando le incertezze macroeconomiche e geopolitiche, la determinazione nel mantenere tassi più bassi è una strategia monetaria irresponsabile. Comprendiamo che in questo momento i flussi di capitale internazionali giocano a favore delle valute dei mercati emergenti ad alto rendimento – e potrebbero generare opportunità per deviazioni tattiche di breve termine – ma la teoria dei “tassi più bassi per una crescita maggiore” non ha senso se non si assicura la stabilità dei prezzi. A questo proposito, la Banca Centrale di Turchia aveva previsto l’inizio del raffreddamento dei prezzi da giugno. Tuttavia, nel rapporto di giugno, l’IPC a/a è sceso lievemente, attestandosi al 9,16%, e non all’8,80% previsto dagli economisti (e comunque inferiore alla previsione ufficiale di Swissquote al 9,50%). Che delusione per chi era a caccia di crescita basata sul denaro a buon mercato.

Vota l’App
Unisciti ai milioni di utenti che utilizzano l’app di Investing.com per restare sempre aggiornati.
Scarica ora

Ora che abbiamo spiegato perché gli operatori non dovrebbero aderire facilmente allo scenario inflazione più bassa / crescita più alta, la nostra riluttanza per ciò che concerne le dinamiche inflattive è perfettamente in linea con un rialzo di breve termine della TRY (previsione di un intervento più aggressivo alla riunione del CPM del 17 luglio) e con una liquidazione sostenuta della lira nel medio termine (perché tagli moderati intaccheranno il rapporto rischio/rendimento, screditando la lira).

La Banca Centrale di Turchia farebbe bene a pensarci due volte prima di intervenire con nuovi tagli “moderati” dei tassi. La crescita è un obiettivo di medio termine; le fragili dinamiche dei flussi di capitale non possono costituire una base sana per trarre vantaggio da un clima favorevole alle operazioni di carry trade. Considerando le forti pressioni dal partito di governo AKP, dalla riunione della prossima settimana prevediamo un altro taglio di 50 punti base del tasso settimanale sui pronti contro termine, il corridoio overnight dovrebbe rimanere stabile fra l’8,00% e il 12,00%, soprattutto nella parte superiore. Questi tagli “moderati” dei tassi pongono un rischio importante per la stabilità nel medio-lungo periodo. Nel prossimo futuro, la mancata inversione delle dinamiche inflattive renderà necessario un periodo prolungato di tassi più elevati per frenare sia la debolezza della lira, sia il surriscaldamento dell’inflazione.