Un airbag per investire sulle valute emergenti

 | 27.07.2020 07:27

La pandemia di Coronavirus ha peggiorato la situazione già difficile di numerosi Paesi, specie quelli emergenti. Anche se gli ultimi dati evidenziano come i flussi di capitali all’interno di queste economie siano sostanzialmente stabili, nel periodo febbraio-aprile si sono registrate fughe particolarmente rilevanti e pari a circa 118 miliardi di dollari USA. Marzo 2020 ha segnato un record con un saldo negativo di -88 miliardi di dollari.

Per i mercati emergenti i problemi sono numerosi. Da un punto di vista valutario, le monete emergenti hanno subito forti deprezzamenti nei confronti del Dollaro USA, facendo incrementare la pressione inflazionistica all’interno di questi Paesi, già penalizzati dalla guerra commerciale tra USA e Cina. A spingere le vendite su queste divise sono anche le stesse Banche centrali e le loro politiche espansive adottate per attenuare le ricadute negative della pandemia. Le incertezze sulle economie emergenti sono infatti relative all’impatto della recessione causata dal virus, specie considerando le stime del Fondo Monetario Internazionale che vedono per il 2020 un calo del PIL mondiale del 4,9%. Anche prima dello scoppio del Covid su scala internazionale i Paesi emergenti stavano vivendo una fase di rallentamento dei tassi di crescita registrati nei primi anni 2000.

La mole del debito è un’altra problematica che grava su queste nazioni. Stando ai dati dell’Institute of International Finance, nel decennio che va dal 2009 al 2019 il debito pubblico delle 30 economie emergenti più gradi è cresciuto da 28 trilioni a 71 trilioni di dollari, ossia dal 168% al 220% del PIL.

Quadro fondamentale

Tra i vari Paesi, la Turchia è una delle Nazioni che sta soffrendo di più. Il FMI prevede un calo del Prodotto Interno Lordo del Paese del 5%: a pesare sul dato è la flessione dei consumi interni, del turismo e dell’export. Oltre a questo, il Paese deve fare i conti con un debito estero superiore a 172 miliardi di dollari e riserve valutarie limitate. In questo senso, la Lira turca è sotto pressione, con il cross EUR/TRY a tal proposito sta aggiornando i suoi massimi storici.

I prossimi mesi saranno di fondamentale importanza per l’EUR/TRY. Da un lato, l’Euro potrebbe beneficiare ulteriormente del Recovery Fund, che ha permesso di appianare possibili divisioni tra i Paesi membri salvaguardando la stabilità della Moneta unica. La divisa turca invece rimane in grossa difficoltà, tanto che per stabilizzare il suo andamento sui mercati la Banca centrale della Repubblica di Turchia si è trovata costretta a stringere un accordo per uno scambio di valuta con il Qatar per un valore di 15 miliardi di dollari. Al fine di ripagare il debito estero, l’istituto si è rivolto agli USA e alla liquidità in dollari della FED, ma anche alla Cina e ad altri Paesi del G20, con cui sarebbero in corso dei colloqui per l’apertura di linee di swap.

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Per quanto riguarda i tassi di interesse della Banca Centrale, questi sono stati recentemente confermati all’8,25% dopo il taglio di 50 punti base avvenuto lo scorso maggio. Nel frattempo gli istituti di credito statali turchi stanno vendendo asset in valute straniere per mantenere stabile la Lira, producendo quello che nei fatti può considerarsi un controllo informale dei capitali. L’unica mossa possibile per stabilizzare in una certa misura un contesto in cui a giugno 2020 l’inflazione galoppava al 12,6% sarebbe alzare i tassi di interesse. La mossa non sarebbe però attuabile visto il contesto economico globale e le forti pressioni del Governo di Ankara per abbassare ulteriormente i tassi, i quali diventano sempre più negativi e alimentano il collasso della valuta.

Quadro tecnico

Il quadro grafico di EUR/TRY evidenzia una forte spinta rialzista, con i compratori che nelle ultime settimane sono riusciti a spingersi oltre il livello statico a 7,7474, espresso dai top del 6 agosto 2018, e della linea di tendenza ottenuta collegando i massimi di agosto 2018 a quelli di maggio 2020.

Al momento, i corsi sembrano indirizzati verso i massimi storici (posti a 8,2113), dove si potrebbe completare un potenziale modello di double top che permetterebbe alle quotazioni di riprendere fiato dopo l’incessante corsa del 2019 e l’accelerazione della prima metà del 2020. Per avere un indizio migliore rispetto a questa ipotesi si dovrebbe però attendere una correzione al di sopra dell’area di concentrazione di domanda a 7,75, segnale che permetterebbe ai venditori di spingere le quotazioni verso il sostegno posto in zona 6,7964. Se tale zona dovesse invece attirare nuovi compratori, verrebbe completato il pullback della linea di tendenza violata nella seconda settimana di luglio 2020. Questa indicazione sarebbe positiva per i prezzi del cross nel medio periodo.