Una vittoria dei no al referendum italiano non sarebbe una catastrofe

 | 02.12.2016 14:48

Domenica i cittadini italiani voteranno per una modifica alla costituzione; gli osservatori ritengono che si tratti dell’evento europeo più significativo dopo la Brexit. Il referendum segna una svolta importante per la storia politica italiana.

Il primo ministro italiano Renzi è a capo del movimento per il “Sì” e ha promesso di dimettersi in caso di vittoria dei “No”.

L’obiettivo principale di questo referendum è consentire al governo di procedere più agevolmente nel percorso delle riforme. In pratica, la modifica si tradurrebbe in una riduzione del numero di senatori da 315 a 100, di cui la gran parte sarebbe nominata e non eletta. Il potere sarà più centralizzato, l’autorità passerà dalle regioni al governo centrale.

Secondo Renzi, l’Italia ha bisogno di una legislatura più snella per approvare le riforme strutturali che darebbero una spinta alla fiacca economica del paese.

Il fronte dei “No”, guidato dal M5S (il movimento anti-europeista Cinque Stelle) crede che la modifica porterebbe a una centralizzazione eccessiva del potere.

Ci aspettiamo che il referendum non passerà, vista la crescente ondata populista a livello globale.

La sovranità nazionale è sempre, e oggi più che mai, un tema difficile e sensibile; quando si parla di una modifica alla costituzione, molti la intendono come una rinuncia alla sovranità a favore di Bruxelles.

Dal punto di vista economico, la situazione dell’Italia è, se va bene, precaria.

Anche se negli ultimi 12 mesi il mercato occupazionale è migliorato, il tasso di disoccupazione è salito all’11,52% dal 5,96% del 2007.

L’attuale età pensionabile è 66 anni e molti italiani temono un altro aumento.

Per il momento, i mercati finanziari sono tranquilli, soprattutto dopo i tanti sondaggi sbagliati di quest’anno (Brexit, Trump e François Fillon in Francia). Ciò nonostante, i titoli di Stato italiani rendono di più, malgrado le crescenti incertezze.

Lunedì potrebbe esserci una marcata volatilità delle banche italiane che, in caso di vittoria dei “no”, potrebbero essere riesaminate in vista di un salvataggio da parte dell’Eurozona. Le tensioni sull’Eurozona sono destinate ad aumentare, esercitando pressioni al ribasso sulla moneta unica.

Tuttavia, le eventuali turbolenze saranno passeggere, perché l’Eurozona deve restare coesa. Un altro salvataggio delle banche italiane è ancora molto probabile e l’Eurozona fornirà il suo sostegno indipendentemente dal risultato.

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Si stima che, per essere salvate, le banche italiane abbiano bisogno di un piano di salvataggio da almeno 20 miliardi di euro.

Tuttavia, in linea con la tradizione dei referendum nell’UE, vale la pena ricordare che, qualsiasi sarà l’esito, potrebbe non essere un risultato definitivo. Com’è già successo più volte nei decenni passati, i governi potrebbero semplicemente ignorare la voce della gente.

Pertanto, secondo noi lunedì mattina non ci sarà nessuna apocalisse, a prescindere dai risultati. In caso di vittoria dei no, i negoziati con l’Eurozona diventeranno più complicati e si avrà la conferma che gli stati membri non sono pronti a trasferire la loro sovranità all’Europa.

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