Walt Disney: il periodo di debolezza potrebbe proseguire. Analisi del titolo

 | 28.07.2023 12:31


Un saluto a tutti e ben tornati in questa rubrica dedicata alle mie analisi di mercato. In questo ultimo appuntamento settimanale andrò a trattare un titolo che mi è stato recentemente richiesto da voi lettori: Walt Disney Company (NYSE:DIS). Prima di entrare nel vivo dell’analisi come al solito vi ricordo che qualora aveste delle domande o semplicemente un’opinione da esprimere potete usare la sezione sottostante dei commenti, in cui possiamo interagire più attivamente. Potete anche sfruttare quello spazio per richiedere un’analisi su un titolo di vostro interesse qualora vi apprezziate il mio approccio all’analisi dei titoli (per non perdervi le mie analisi cliccando il pulsante “segui” riceverete una notifica nel momento di pubblicazione di un mio nuovo articolo). Inoltre di recente ho aperto un blog, i cui dettagli a riguardo sono presenti nel mio profilo Investing. Inoltre aggiungo che le prossime analisi su titoli minoritari, anziché proporle nei commenti come ho spesso fatto, le troverete nel mio “classico stile” sull’appena citato blog. Ma ora parliamo di Walt Disney Company.
 
La multinazionale statunitense affonda le sue radici nel 1923, anno in cui fu fondata dai fratelli Disney col nome di Disney Brothers Cartoon Studio. I primi successi giunsero già nel 1928 con la serie animata di Mickey Mouse. In seguito, per differenziare il business vennero intraprese strade anche nell’ambito dei lungometraggi e dei parchi a tema (Disneyland). Gli anni successivi alla morte dei fratelli fondatori (1966 Walt Disney, 1971 Roy O. Disney) furono caratterizzati da difficoltà per la compagnia che si risolsero solo verso la fine degli anni ’70 con l’estensione del business dando vita a Disney Channel e gli store dedicati al merchandise (Disney store). Parlando di eventi più recenti dobbiamo sottolineare le nuove difficoltà finanziare degli anni duemila e l’acquisto di importanti società come Pixar e Marvel, e nel 2017 la 21th Century Fox. Nel 2019 avviene invece la prima mossa verso il comparto delle piattaforme di streaming con il controllo di Hulu, seguito a stretto giro dal lancio di Disney+ a fine anno. La pandemia ha arrecato tuttavia ingenti danni al business della società, in particolare a quello legato alla componente del turismo e quindi dei parchi a tema, i quali con i loro alti costi di manutenzione e entrate nulle hanno pesato non poco sui conti aziendali. Ora che la situazione dal punto di vista emergenziale sembra essersi risolta, Disney sembra avviarsi nuovamente verso un recupero ma questo potrebbe richiedere molto tempo ancora. Infatti se diamo uno sguardo al conto economico vediamo come le entrate dal 2019 al 2020 e poi anche 2021 siano state minori mentre le spese siano comunque cresciute portando ad una perdita sensibile nel 2020 ed un utile circa quattro volte minore a quello pre-pandemico nell’anno 2021. L’utile del 2022 rimane ben lontano dai livelli pre-covid, a quasi 3 volte inferiore. Inoltre dal punto di vista dello stato patrimoniale la coerenza tra attività e passività è stata messa in discussione nell’ultimo anno, in quanto attività e passività correnti sono praticamente in pareggio, senza avanzo di attivo, indicando come potrebbero esserci difficoltà nel far fronte alle spese senza ricorrere a mezzi di terzi o cassa (al momento non ci sono, ma non è una situazione che fa stare tranquilli). Dal punto di vista di debito i livelli sono nella media, mentre è buono l’indice di liquidità immediata. Invece i margini e gli indici principali ci restituiscono una conferma rispetto alla visione di un’azienda che al momento è sotto la media di mercato in termini di risultati di bilancio. Questi dati però non vanno tradotti con “Disney è una cattiva azienda”, piuttosto bisogna prendere atto di come l’azienda stia attraversando un periodo di ripristino, e questo è un percorso che richiede pazienza e molto tempo. Le fondamenta solide non mancano, tuttavia i risvolti negativi del covid non sono superati e le questioni interne all’azienda ( tra cui il discusso scambio di CEO e il discutibile piano di gestione aziendale) non hanno aiutato a performare bene. Piccoli segnali di ripresa arrivano da un buon aumento delle entrate, rispetto al 2019, ma il percorso è lontano dal dirsi finito. Ulteriori novità le avremo il 9 agosto, giorno di pubblicazione della trimestrale. 

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