Ecco perché l’euro potrebbe ancora toccare il minimo di 3 anni; atteso PIL cinese

 | 17.04.2020 08:46

Se c’è una cosa certa nel forex, è che il dollaro USA è il re delle valute. Il biglietto verde è salito contro le principali controparti nonostante un’altra tornata di dati piuttosto preoccupanti. Oltre 5,2 milioni di persone hanno fatto richiesta per il sussidio di disoccupazione la scorsa settimana, i nuovi cantieri hanno segnato il calo maggiore degli ultimi 30 anni e l’indice della Fed di Philadelphia ha toccato il minimo di 45 anni di -56,6. Tuttavia, i dati non sono stati così terribili come temuto dai mercati. Gli economisti avevano previsto 5,5 milioni di nuove richieste di disoccupazione, mentre gli investitori se ne aspettavano circa 6 milioni. Anche le concessioni edilizie sono scese meno del previsto. Tuttavia, la reazione dei titoli e delle valute conferma che gli investitori non sono ottimisti. Infatti, il primo motivo che giustifica questa forza del dollaro è proprio il pessimismo.

Nelle ultime settimane abbiamo parlato del perché il dollaro salga sia con le buone notizie che con le cattive, la spiegazione  è che gli investitori percepiscono che le previsioni per il resto del mondo peggioreranno. Questo è uno dei motivi per cui l’euro potrebbe ritestare il minimo di 3 anni di 1,0636 contro il dollaro USA. L’Europa intanto scopre lentamente gli effetti del blocco totale per il COVID-19, l’area è stata la seconda per diffusione e questo significa che i dati economici peggioreranno più velocemente. Abbiamo già visto quasi tutti i dati di febbraio e marzo, come quello sulla produzione industriale della zona euro che ha mostrato un calo dello 0,1% a febbraio. I dati di aprile saranno davvero tristi. Le nazioni europee riprenderanno a lavorare prima degli USA, e questo potrebbe rivelarsi un bene o un male, in base alla possibilità di una nuova ondata di contagi.

Per gli USA c’è ancora molto di cui preoccuparsi, specialmente dopo che il programma di prestiti per le piccole imprese ha già finito i fondi quest’oggi. Oltre alla fine dei fondi, preoccupa la sua erogazione. Gran parte delle piccole imprese ha dichiarato di non aver ancora ricevuto i soldi e più questa situazione continuerà, maggiore sarà l’impatto sull’economia e sulla ripresa.

La reazione del dollaro australiano ai dati sul lavoro è un altro esempio di come gli investitori stiano prendendo le buone notizie con le pinze. Gli economisti si aspettavano un calo di 30.000 posti di lavoro, mentre si è verificato un aumento di 5.900. Il tasso di disoccupazione è salito solo al 5,2% dalle previsioni del 5,4%. Si prevedevano dati peggiori, ma in Australia il blocco è cominciato solo alla fine di marzo, dunque i dati dovrebbero rivelarsi peggiori ad aprile.

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Il dollaro australiano e quello neozelandese resteranno sotto pressione in vista dei dati cinesi. In agenda il PIL del primo trimestre, la produzione industriale e i dati sulle vendite al dettaglio. Gli economisti si aspettano una contrazione del GDP del 12% nel primo trimestre, ma i cali maggiori sono attesi per le vendite al dettaglio e per la produzione industriale. Non si vedeva un calo del PIL a doppia cifra in Cina dai tempi della riforma economica di fine degli anni ’70. La contrazione reale probabilmente sarà peggiore del 12% e sarà interessante vedere se verrà mostrato questo peggioramento e se si cercherà di mostrare un rallentamento più contenuto.

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