Wirecard, dietro le quinte di uno scandalo tutto tedesco

 | 24.06.2020 14:22

...un marinaio in pensione, un ex dipendente di Wirecard, un cooworking dove sono registrate più aziende in pochi metri quadrati... sono queste le società fantasma della Fintech tedesca finita sotto i riflettori per un buco da 2 miliardi.
Nel maggio 2018, lo studio legale R&T aveva già lanciato l'allarme ma le autorità tedesche hanno minacciato una causa al giornalista dell'FT che lo riportò.


Wirecard (DE:WDIG) non è la Parmalat tedesca, è peggio. Non sui numeri, quello no, il primato resta italiano. Il problema è di controlli. L’allarme sui conti era stato lanciato nel 2018 da uno dei maggiori studi legali asiatici, ripreso poi dal Financial Times. La reazione dell’authority tedesca è stata quella di minacciare una causa legale senza invece verificarne i contenuti. Intanto sono passati, due anni in cui Wirecard ha scalato le posizioni per capitalizzazione all’interno del Dax, il principale listino tedesco, superando Commerzbank a valere, 28 miliardi di capitalizzazione, quando tutto era già noto.

Permettetemi un passo indietro. Il caso Parmalat si aprì nel 2003 con un buco di 7 miliardi e si chiuse, dopo le indagini della magistratura, con falsi per 14 miliardi (primato italiano, questo sì, un buco enorme non 1,9 miliardi di Wirecard).

Allora, nel 2003, Intermonte, dopo ripetute interrogazione al management di Collecchio, fu la prima società di analisi (prima anche delle agenzie di rating) a sospendere la raccomandazione sul titolo.

La motivazione era semplice, se hai 8 miliardi di debiti e 8 miliardi di cassa, perché non usi la liquidità per ripagare i debiti? A questa domanda, più volte rivolta all’allora patron Tanzi in una presentazione dei conti a Piazza Affari, non abbiamo ottenuto risposta. A scanso di equivoci, la domanda venne ripetuta aggiungendo la richiesta di dimostrare al mercato dov’era la liquidità. Silenzio... sospendemmo per primi la raccomandazione.

Il giorno successivo scoprimmo che la società, dove era intestata la liquidità, aveva sede negli stessi uffici (su internet si leggeva non solo il civico ma anche il piano e il numero di stanza) dove erano registrare altre società sotto i riflettori per frodi simili, ovviamente di minore entità.

Tornando a Wirecard, il giornalista Dam McCrum e la sua collega nelle filippine, Stefania Palma, avevano ripreso nel 2019 il report dello studio legale Rajah&Tann, per noi un nome esotico, ma in Asia uno dei maggiori studi legali (vedi