In arrivo un inverno senza pasta e bollette alle stelle

Investing.com

Pubblicato 14.09.2021 10:07

Aggiornato 14.09.2021 11:55

Di Alessandro Albano 

Investing.com - Il vertiginoso aumento dei prezzi del gas, e in generale delle materie prime post-pandemia, potrebbe avere serie ripercussioni sull'economia reale, ed in particolare sui prezzi che i contribuenti dovranno pagare per energia elettrica e carburante.  

A lanciare l'allarme è stato il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che in un convengo della Cgil a Genova ha affermato che "lo scorso trimestre la bolletta elettrica è aumentata del 20%", mentre nel prossimo "aumenterà del 40%". Secondo il ministro 5Stelle, il forte aumento deriva "dai prezzi del gas a livello internazionale" e per "l'incremento del prezzo della CO2 prodotta". 

I prezzi del gas naturale hanno toccato i massimi storici di circa $5,28 per metro cubo lunedì segnando un aumento del 170% dallo scorso gennaio, causando un aumento del prezzo dell'energia di circa l'80% da inizio anno, e un sensibile incremento della pressione inflazionistica. Un rincaro che potrebbe costare ai contribuenti europei circa 150 miliardi e un'ulteriore riduzione del reddito disponibile. 

Secondo le ultime stime Istat, ad agosto l'indice dei prezzi al consumo è aumentato del 2,1% (soglia Bce), ma a spaventare sono stati i beni energetici, con un rincaro di circa il 20% che fa intravedere una possibile "stangata d'autunno", visto che ad inizio ottobre entreranno in vigore le tariffe aggiornate per il quarto trimestre.

Per Assoutenti e Movimento Consumatori, il +40% sulle utenze potrebbe costare 768 euro annui a famiglia, di cui 140 euro solo per gli alimentari, e 174 euro per la voce trasporti, portando ad un conto complessivo di quasi 1.300 euro per nucleo familiare.

Inverno senza pasta

Oltre alle bollette, quest'inverno potremmo assistere ad un forte aumento di prezzi di pasta e pizza vista la carenza di grano che diverse associazioni di settore stanno lamentando. Al Sole 24 Ore, l’Ad del pastificio la Molisana Giuseppe Ferro ha descritto uno scenario difficile per i produttori, in quanto tra marzo e maggio "non ci sarà abbastanza grano per fare la pasta a causa del Canada".

Quest'ultimo è il primo produttore al mondo di grano duro, ha spiegato Ferro, e quest'anno ha prodotto 3,5 milioni di tonnellate anziché le solite 6,5, prevedendo un crollo del 26% nelle forniture delle sue colture principali per via delle condizioni di aridità anomala o di siccità.

"Nemmeno durante la guerra mancò così tanto grano", ha aggiunto, con gli aumenti dei prezzi e dell'inflazione al consumo che ricadrà "su tutti, dai mugnai fino ai consumatori", ha sottolineato l'Ad.

Secondo l'analista di Investing.com Calogero Selvaggio, "infatti ad agosto è stato registrato un aumento del 3,4% rispetto a luglio e i prezzi mondiali hanno subito un rialzo del 9% a causa delle aspettative inferiori".  "Complessivamente - ha affermato l'analista - il rapporto tra scorte e consumo di cereali è del 28% (in calo rispetto al 29,9% del 2021 - 2022) ma non c'è ancora molta preoccupazione sulla quantità di scorte nonostante la sottoproduzione". 

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