Cambridge: l'hash power di Bitcoin in Cina era in calo già prima dei provvedimenti governativi

CoinTelegraph

Pubblicato 15.07.2021 19:30

Aggiornato 15.07.2021 20:05

Cambridge: l'hash power di Bitcoin in Cina era in calo già prima dei provvedimenti governativi

La repressione contro il mining di Bitcoin (BTC) in Cina a causa di preoccupazioni sui consumi energetici è ampiamente considerata il fattore scatenante dell’esodo dei miner dall’Asia verso i paesi occidentali. Tuttavia, una nuova ricerca del Cambridge Centre for Alternative Finance suggerisce che lo spostamento della potenza di mining è iniziato già prima del rinnovato scrutinio cinese.

Reuters ha riferito che la potenza computazionale cinese collegata al network di Bitcoin, o hash rate, è diminuito dal 75,5% di settembre 2019 al 46% di aprile 2021, ancora prima che il paese annunciasse ufficialmente il divieto sul mining.

Durante lo stesso periodo di 18 mesi, gli Stati Uniti hanno quadruplicato la loro quota dell’hash rate di Bitcoin globale, dal 4% al 16,8%, divenendo così il secondo più grande produttore di Bitcoin. Un altro paese spesso menzionato come potenziale destinazione per il trasferimento dei miner, il Kazakistan, ha aumentato la sua quota all’8% ed è diventato un produttore principale di Bitcoin.

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