Reuters
Pubblicato 13.04.2023 18:21
ROMA (Reuters) - L'Italia potrebbe ridurre più velocemente il proprio debito pubblico se continuasse ad accogliere un gran numero di immigrati, come mostrano dati contenuti nel Def pubblicato oggi dal ministero dell'Economia.
Via XX settembre stima che un aumento del 33% degli immigrati registrati in Italia porterebbe a una riduzione del debito pubblico nel 2070 di "oltre 30" punti percentuali in più rispetto a uno scenario di crescita senza migranti.
L'ipotesi alla base delle previsioni del ministero, ampiamente accettata dagli economisti, è che un aumento del numero di migranti si traduca in una forza lavoro più numerosa, che a sua volta contribuisce a stimolare l'attività economica.
I risultati, contenuti nel Def approvato questa settimana, arrivano mentre il governo Meloni sta faticando a contenere l'aumento degli arrivi di migranti dal Nord Africa.
"Data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l'effetto sulla popolazione residente in età lavorativa è significativo", si legge nel Def.
Il ministero ha anche affermato che gli afflussi di migranti possono compensare l'impatto negativo sul debito pubblico di una popolazione in calo. Le nascite in Italia sono scese a un nuovo minimo storico sotto le 400.000 unità nel 2022, secondo quanto affermato la scorsa settimana dall'ufficio statistico nazionale ISTAT.
Con una delle popolazioni più anziane del mondo, bassi tassi di natalità e di occupazione, l'Italia non ha abbastanza lavoratori che possano sostenere un esercito crescente di pensionati, molti dei quali hanno lasciato il lavoro quando il sistema consentiva di andare in pensione molto prima di adesso, facendo lievitare la spesa pensionistica.
La spesa pensionistica, la più alta tra i paesi Ocse, dovrebbe raggiungere un picco del 17,4% del Pil nel 2036, dall'attuale 16%, prima di scendere e stabilizzarsi sotto il 14% del Pil intorno al 2060-2070, secondo il Def.
Il Def prevede che il debito pubblico italiano scenda al 140,4% del prodotto interno lordo (Pil) nel 2026 dal 142,1% di quest'anno.
(Giuseppe Fonte, tradotto da Luca Fratangelo, editing Stefano Bernabei)
Scritto da: Reuters
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