Italia, Istat rivede al ribasso Pil 2020 a -8,9%, 2021 a +4%

Reuters

Pubblicato 03.12.2020 10:28

ROMA (Reuters) - Istat ha rivisto al ribasso la previsione di crescita del Prodotto intero lordo italiano per il 2020, a -8,9% dal -8,3% stimato a giugno, a causa dell'impatto sull'economia della seconda ondata Covid che continua a deprimere principalmente la domanda interna, ma anche quella estera.

Lo si legge nella nota semestrale diffusa oggi sulle prospettive dell'economia italiana, in cui l'istituto prevede un ritorno alla crescita nel 2021 con un rimbalzo del 4%, inferiore al +4,6% precedentemente ipotizzato.

L'istituto di statistica sottolinea che l'attuale quadro previsivo "risulta fortemente condizionato dall'evoluzione dell'emergenza sanitaria e dalla disponibilità e dalla tempistica di somministrazione del vaccino".

Il tasso di disoccupazione per il 2020 viene rivisto al 9,4% dal 9,6% ipotizzato a giugno, mentre per il 2021 Istat vede un 11% dalla precedente stima a 10,2%.

Nell'anno corrente, spiega Istat, la caduta del Pil sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte (-7,5 punti percentuali) ma anche l'apporto della domanda estera netta e della variazione delle scorte risulterebbero negativi (rispettivamente -1,2 p.p. e -0,2 p.p.). Nel 2021, il contributo della domanda interna tornerebbe positivo (+3,8 p.p.), così come quello della domanda estera netta (+0,3 p.p.), mentre le scorte fornirebbero un marginale contributo negativo (-0,1 p.p.).

Nell'anno in corso si prevede un'ampia riduzione dei consumi delle famiglie in termini reali (-10,0%) accompagnata da un deciso aumento della propensione al risparmio. Il prossimo anno la ripresa dei consumi sarà contenuta, condizionata dalla fase di transizione del recupero delle spese nei servizi e della progressiva riduzione dell'incertezza legata all'evoluzione del virus.

Quanto alla ripresa degli investimenti da parte delle imprese, Istat osserva che appare "condizionata" dalle scelte delle misure del Governo che, nel terzo trimestre, sembrano avere avuto un impatto favorevole per le costruzioni. "Tuttavia, un deciso sostegno agli investimenti sia privati sia pubblici è atteso dalla definizione delle scelte legate al Recovery and Resilience Facility Program", sottolinea l'Istituto. In questo contesto, per il 2020 si prevede una riduzione degli investimenti lordi fissi (-10,1%) seguita da una ripresa nell'anno successivo (+6,2%).

Venendo all'inflazione, le diffuse pressioni deflattive dovrebbero contribuire a mantenerla negativa ancora nei prossimi mesi, prima di una sua inversione di tendenza il prossimo anno quando è attesa tornare su tassi di crescita progressivamente più sostenuti, in linea con la ripresa dei ritmi produttivi e con l'apporto deflattivo dei costi energetici che si ridurrà significativamente (il petrolio è visto sopra ai 40 dlr al barile).

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L'Italia ha osservato un rigoroso lockdown sino al 4 maggio scorso, data in cui ha cominciato gradualmente a riaprire. La diffusione dei contagi ha accelerato nuovamente subito dopo l'estate, costringendo l'esecutivo Conte, con successivi Dpcm, a varare nuovamente misure restrittive differenziate per regioni.

Secondo la nuova stima del governo resa nota a fine settembre, il Pil nel 2020 subirà una contrazione del 9%, in peggioramento rispetto al -8% che era l'obiettivo ad aprile, per poi crescere del 6% il prossimo anno.

Nelle sue previsioni d'autunno, diffuse il mese scorso, Bruxelles vede invece una flessione del 9,9% quest'anno e una ripresa pari al 4,1% il successivo.