L’inflazione Uk delude. Gli esperti: “Ora BoE più cauta sui tagli”

Investing.com  |  Autore Francesco Casarella

Pubblicato 18.04.2024 07:50

Di Chiara Santilli

Nel mese di marzo il carovita tradisce le attese e scende ad appena il 3,2%. Ancora alti i prezzi dei servizi. Per i gestori, Bailey non si muoverà prima di agosto. E i mercati scontano per intero una sola riduzione quest’anno

Altra doccia fredda dall’inflazione. Dopo gli Usa, anche il Regno Unito si ritrova a fare i conti con un carovita che non ne vuole sapere di arretrare con decisione. L’indice dei prezzi al consumo di marzo si è infatti attestato al 3,2% dal 3,4 del mese precedente, lo 0,1% in meno di quanto si aspettassero gli analisti. Un dato che riduce le attese dei gestori sui tagli dei tassi da parte della Bank of England e porta i mercati a scontare per intero un’unica sforbiciata di 25 punti base non prima di agosto, con le chance di una seconda revisione in calo al 30%.

A preoccupare è l’inflazione nei servizi

L’inflazione è aumentata del 0,6% su base mensile, in linea con febbraio e con le stime. L’indice di fondo ha invece rallentato dal 4,5% al 4,2% su base tendenziale, meno del 4,1% atteso degli esperti. In lieve calo anche i prezzi dei servizi, attentamente monitorati dalla BoE perché considerati principale fattore di resistenza: il dato si è infatti attestato al 6% dal 6,1% precedentemente registrato. “I prodotti alimentari sono stati ancora una volta la ragione principale della discesa”, ha dichiarato l’ufficio statistico nazionale, che tramite il capoeconomista Grant Fitzner sottolinea come la componete abbia registrato un aumento inferiore a quello di un anno fa.

Per i gestori la BoE non taglierà prima dell’estate

Secondo Matthew Ryan, head of Market Strategy di Ebury, i dati di marzo hanno in qualche modo compromesso la situazione: se infatti certificano che i prezzi al consumo del Regno Unito continuano il percorso verso l’obiettivo del 2%, confermano però che non lo stanno facendo al ritmo sperato dalla BoE. “Mentre le misure sia dell’inflazione headline che di quella core sono scese ai livelli più bassi da fine 2021, la persistente compattezza dei servizi potrebbe indurre i membri dell’istituto ad avere un approccio più cauto”, osserva. Per Ryan, la possibilità di un allentamento monetario in estate resta ma si vincola a doppio filo con il report sull’inflazione di aprile per quanto riguarda la tempistica. “Si dovrà probabilmente assistere a una brusca sorpresa al ribasso perché si spiani la strada a un primo taglio già a giugno, che ora i mercati degli swap prezzano al 30% circa”, precisa.

Anche gli economisti di Ing puntano l’attenzione sulla solidità dell’inflazione nei servizi e sul fatto che i mercati stiano prezzando la prima riduzione dei tassi di interesse a novembre. “Sembra un’ipotesi estrema, visti i recenti commenti colomba del governatore Andrew Bailey, ma riteniamo che gli ultimi dati riducano le possibilità di un taglio a maggio o giugno e continuiamo a prevedere la prima mossa ad agosto”, affermano.

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Più possibilista è invece Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, secondo cui il calo dei prezzi registrato il mese scorso lascia sperare nel raggiungimento del target del 2% già entro fine anno. “Il dato indica un deciso rallentamento della dinamica inflattiva in Uk rispetto agli Stati Uniti: una divergenza che potrebbe portare la BoE a optare per un taglio in anticipo rispetto alla Fed”, sostiene. Per Flax, tra i fattori da monitorare con più attenzione annoverano sicuramente la disoccupazione, che ha messo a segno un aumento dal 3,9 al 4,2% nel periodo dicembre-febbraio. “Un segnale che nonostante il raffreddamento del carovita, i tassi elevati continuano a colpire duramente famiglie e imprese britanniche”, conclude.

Per ulteriori approfondimenti: FR|Vision

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