Usa, dati NFP rompono le speranze per una Fed più colomba. Giù Wall Street

Investing.com

Pubblicato 02.12.2022 15:02

Aggiornato 02.12.2022 15:13

Di Geoffrey Smith 

Investing.com - Il mercato del lavoro statunitense si rifiuta di rallentare, nonostante i crescenti segnali di recessione e gli effetti della stretta economica della Federal Reserve.

L'occupazione non agricola è cresciuta di 263.000 posti di lavoro fino alla metà del mese di novembre, ben oltre le 200.000 unità previste dal consenso. Anche il dato di ottobre è stato rivisto al rialzo di 23.000 unità, con un aumento di 284.000 unità.

L'aumento delle buste paga è stato solo uno degli elementi di un rapporto che ha segnalato una continua tensione nel mercato del lavoro. La retribuzione oraria media, infatti, è aumentata dello 0,6%, riportando la crescita annua dei salari al 5,1%. Anche in questo caso, i dati di ottobre sono stati rivisti al rialzo da una stima iniziale dello 0,4% allo 0,5%.

Inoltre, il vivace mercato del lavoro non è riuscito ad attirare nuovamente i lavoratori emarginati nella forza lavoro, visto che il tasso di partecipazione è sceso al 62,1% dal 62,2%.

Le letture hanno danneggiato le speranze gli investitori per una rapida fine degli aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, aumentate negli ultimi giorni dopo che il presidente Jerome Powell ha ripetuto che il prossimo passo della banca centrale sarà probabilmente un rialzo inferiore agli aumenti di 75 punti base visti in ciascuna delle ultime quattro riunioni.

Negativa la reazione sui mercati: ribasso dell'1,2% per Nasdaq 100, - 1% per lo S&P 500 e rosso dello 0,7% per il Dow Jones. 

"Crediamo che il dato sulla crescita dei salari non sia ben tollerato dai banchieri centrali statunitensi che si aspettavano, con le misure di politica monetaria in essere, anche un forte rallentamento nel ritmo di crescita delle remunerazioni dei lavoratori", scrive in una nota Filippo Diodovich, Senior Market Strategist, IG Italia. 

Secondo l'esperto, i dati possono dare credito alle argomentazioni dei banchieri centrali più falchi all’interno del FOMC "per non abbassare la guardia sulle pressioni inflazionistiche". 

Nonostante la lettura, IG ritiene comunque che lo scenario più probabile nella due giorni di meeting della commissione operativa della FED sia quello di un rialzo di 50 punti base del costo del denaro, anche se "potrebbe esserci qualche tono più hawkish sia nel comunicato che nella conferenza stampa".

"Sui mercati la reazione è stata forte perchè gli investitori sembravano scontare come “done deal” il possibile rallentamento nell’entità di rialzo dei tassi da parte della FED dopo le parole di Powell e dopo il dato sull’ inflazione PCE core. I dati sul lavoro cambiano le probabilità e fanno apparire lo scenario di 50 punti base sempre il favorito ma non con percentuali così elevate", chiosa Diodovich. 

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