Leader Ue pronti a battaglia su bilancio post-Brexit

Reuters

Pubblicato 23.02.2018 15:21

Leader Ue pronti a battaglia su bilancio post-Brexit

di Jan Strupczewski e Robert-Jan Bartunek

BRUXELLES (Reuters) - I leader dell'Unione europea rivendicano posizioni diverse sulle dimensioni e gli scopi del budget comunitario in vista di un duro negoziato che li vedrà impegnati a gestire il buco creato dalla prevista dipartita della Gran Bretagna l'anno prossimo.

Nel corso del summit, tutti gli Stati Ue, con l'eccezione della Gran Bretagna, dovrebbero esplicitare se siano d'accordo o meno ad incrementare il bilancio 2021-2027, finanziando nuove politiche sulla sicurezza, la difesa e l'immigrazione, proprio quando verrà meno il contributo britannico di 10-12 miliardi di euro l'anno.

"Penso vogliamo avere nuove priorità, nuove politiche, politiche orientate al futuro e se non possiamo ridurre alla giusta entità le vecchie misure, allora i paesi dovranno pagare di più", ha dichiarato al suo arrivo al summit il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

L'esecutivo Ue vuole incrementare il contributo dei Paesi al bilancio Ue portandolo a 1,1-1,2% del prodotto interno lordo dall'attuale 1,0%. La Commissione ha proposto di coprire la lacuna aperta dalla Brexit con un mix di tagli alle spese a nuove fonti di entrate.

Ma i ventisette Paesi che resteranno nell'Ue si sono mostrati profondamente divisi sulla proposta e i funzionari non si aspettano che oggi si raggiunga un accordo.

Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia -- tutti contributori netti al bilancio Ue -- sono i più netti nel respingere qualsiasi incremento dei finanziamenti.

"Penso che stiamo già pagando abbastanza", ha dichiarato il premier olandese Mark Rutte, prima dell'inizio dei lavori. "Quindi nessun aumento, ma una modernizzazione. La Gran Bretagna sta andando via, quindi la sua parte va espunta dal bilancio". Finlandia e Belgio hanno mostrato di apprezzare questa linea.

CONDIZIONALITA'

Ma l'appello della Commissione per un aumento dei fondi destinati al bilancio comune potrebbe trovare sponda in Germania, che è già il principale contributore netto, pronta a pagare di più.

Italia e Francia, che vengono subito dopo Berlino nella classifica dei contributori netti, sono anch'esse pronte ad aumentare il proprio apporto, sebbene a certe condizioni.

I tre principali Paesi Ue vogliono vincolare i contributi ai Paesi più poveri dell'Europa orientale al rispetto delle regole di solidarietà, gergo diplomatico che indica la condivisione dell'accoglienza dei migranti.

Polonia, Ungheria e altri Paesi dell'Europa orientale hanno resistito alle richieste di accogliere rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall'Africa, suscitando le ire di Germania, Italia e Svezia, che hanno gestito il grosso dei flussi.

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I Paesi più ricchi temono anche che i governi filonazionalisti in Polonia, Ungheria e Romania non rispettino le leggi fondamentali e i valori Ue, mettendo a repentaglio l'indipendenza della maggistratura e i diritti fondamentali.

La Commissione ha aperto una procedura formale contro Varsavia per verificare se il governo abbia infranto o meno la propria costituzione.

"E' abbastanza ovvio che serve una qualche forma di condizionalità", ha risposto il premier danese ai giornalisti che gli chiedevano se i fondi del prossimo bilancio Ue debbano essere vincolati all'osservanza dei principi fondamentali e all'accoglienza dei migranti.

"Se si è membri dell'Unione europea, lo si è a pieno, con i conseguenti diritti e doveri".

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, il cui Paese è il primo beneficiario dei fondi Ue, si è limitato a dire: "Vogliamo che le politche che finora hanno funzionato bene per la Polonia...proseguano".