FinanciaLounge
Pubblicato 04.06.2023 12:00
2 Giugno, la nostra Festa della Repubblica a stelle e strisce
Immaginate di essere lì.
Vi siete appena chiusi alle spalle la tendina della cabina. La matita in mano, di fronte la scheda aperta che propone l’Italia Turrita da una parte e il simbolo dei Savoia dall’altra. Magari avete già le idee chiare, o magari no. Magari uscirete dal seggio più sollevati, magari speranzosi, o magari preoccupati.
Qualche giorno dopo lo saprete con certezza: il 54,27% degli italiani e – per la prima volta – delle italiane, ha votato per la Repubblica.
In un’Italia frammentata, frastornata e ferita dai fori dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, il referendum del ’46 porta un nuovo livello di consapevolezza nel nostro Paese: un momento in cui ci si rende conto che stiamo entrando in un’epoca moderna, dove il cosiddetto “secolo lungo” può lasciarsi alle spalle le armi – più o meno – e pensare piuttosto ai Beatles, alle minigonne, e alle camicie di jeans.
Ma prima di tutto questo c’era un’Italia che si trovava a convivere con rimorsi ancora freschi e voglia di cambiamento, oltre che con uno spirito di rinnovamento spinto anche da chi non era proprio italiano al 100%.
h3 DALLA CARBONARA AI GIORNALI/h3Se siete dei puristi della cucina è meglio che saltiate a piè pari un paio di righe. Se invece siete temerari, o semplicemente curiosi, proseguite pure per di qua: la carbonara potrebbe non essere italiana. Il condizionale è d’obbligo, dato che i più esimi autori degli anni ’40 in quel periodo erano più impegnati a registrare i fatti di guerra, anziché ciò che avveniva nelle pause pranzo dei soldati americani. Già, c’è chi giura che questi presero il loro bacon e lo unirono alla pasta e alle uova di qualche comare di campagna, per creare un piatto che ebbe un discreto successo. E chissà se è vero che furono proprio gli americani a creare la carbonara da noi. Ciò che è certo, è che si trovarono così bene che rimasero nel nostro Paese, chi perché si innamorò dell’Italia, chi di un’italiana, e chi invece rimase perché assegnato al PWB. Questa sigla stava per Psychological Warfare Branch, un ente militare americano nato in collaborazione con gli inglesi che voleva aiutare i paesi a uscire dall’occupazione nazista. Ovviamente non era solo altruismo spassionato, dato che il PWB prese a tutti gli effetti il controllo dei media del nostro Paese. E okay: in una situazione dove le alternative erano le agenzie di stampa di un nazifascismo in decadimento, o i giornali partigiani clandestini, forse affidarsi ai network anglo-americani non era poi così male...
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Scritto da: FinanciaLounge
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