BCE non prevede recessione come successo con l'inflazione "transitoria"

Investing.com

Pubblicato 09.09.2022 09:02

Aggiornato 09.09.2022 09:28

Di Alessandro Albano 

Investing.com - Come mai accaduto negli oltre 20 anni di storia, la Banca centrale europea ha deciso di aumentare i tre tassi di riferimento dello 0,75% nella riunione di giovedì, rivedendo significativamente le stime su crescita e inflazione dell'area euro fino al 2024. 

Le nuove proiezioni non prevedono un tasso negativo di crescita nei prossimi 3 anni, ma diversi esperti hanno espresso i propri dubbi chiedendosi se non ci siano parallelismi con lo scorso anno, quando la BCE (e non solo) continuava a definire l'inflazione "transitoria".  

Con il tasso di rifinanziamento principale che ha raggiunto l'1,25%, Francoforte prevede di aumentare "ulteriormente i tassi di interesse perché l’inflazione seguita a essere di gran lunga troppo elevata", che si manterrà su un livello "superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo".

Gli esperti della BCE hanno rivisto al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che quindi si porterà in media all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024.

In termini di crescita, nessuna recessione in vista. Per le nuove stime della banca, riviste al ribasso, il Pil dell'area euro si collocherà al 3,1% nel 2022, allo 0,9% nel 2023 e all’1,9% nel 2024.

“Non vediamo come l'Eurozona possa evitare una recessione visti i crescenti rischi legati alla crisi energetica", ha spiegato Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst per l’Italia, precisando che a parte la Banca d'Inghilterra a quanto pare, "né la Federal Reserve né la BCE hanno previsto una recessione, indipendentemente dai dati".

"Sicuramente si verificherà ma non se ne conosce ancora la profondità", ha avvertito il manager, aggiungendo che per quanto riguarda il cambio, l'aumento di 75 punti base "non è in grado di portare molto supporto all'EUR/USD".

"Siamo in un mondo incentrato sul dollaro.Aggiungete a ciò che la crisi energetica europea è un vero freno al tasso di cambio dell'euro. Questo durerà per almeno un po'. Il nostro obiettivo di fine anno a 0,96 è invariato”, ha scritto in una nota Sansone. 

Colpisce, inoltre, il fatto che la decisione sui tassi sia stata presa "nello stesso giorno" della comunicazione della riunione, come si legge nella dichiarazione post-riunione.

Un fatto, questo, che segnala le divisioni all'interno del board sebbene la presidente Lagarde abbia cercato di coprire le divisioni affermando in conferenza stampa che la decisione sui tassi "è stata presa a livello unanime". 

"A nostro avviso è possibile che nelle discussioni tra i membri del Governing Council ci sia stato un compromesso", ha affermato Filippo Diodovich, Senior market strategist di IG Italia.

Secondo l'esperto, "i membri più dovish del Consiglio (Lane e Panetta) che avevano anticipato nelle scorse settimane i loro dubbi su rialzi monstre dei tassi possono aver trovato un accordo coi membri più falchi del Nord Europa per posticipare l’avvio del processo di quantitative tightening degli acquisti fatti durante il programma APP". 

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Con la banca che ha confermato che "le decisioni sui tassi di riferimento saranno guidate dai dati" e verranno "definite di volta in volta a ogni riunione”, per Diodovich "le parole di Lagarde potrebbero anche perdere di significato".

"La nostra view è che la forward guidance ormai è stata abbandonata da tempo e ogni tentativo di poterla riattivare è vano", ha aggiunto. 

Anche IG si dice bearish sulla moneta unica, in quanto "neppure le affermazioni della Lagarde sulle possibili implicazioni rialziste sulle pressioni inflazionistiche di una moneta unica debole e il rialzo monstre dei tassi sono riuscite ad avere un effetto rigenerante sull’euro".

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